Disperati e senza soldi: «Pronti a vendere organi»

Drammatiche richieste all’Ado: un friulano disposto a cedere anche il midollo e parte del fegato
«A.A.A. rene vendesi». Non è uno scherzo di orribile gusto, ma quello che qualcuno, evidentemente spinto dalla disperazione, considera l’ultima via d’uscita. Di messaggi più o meno di questo tenore ne sono giunti quattro nell’ultimo mese al telefono dell’Ado, l’associazione donatori organi che ha sede in via Diaz. Una proposta drammatica, la cui risposta non può che essere no, considerato che la legge proibisce la compravendita di organi e, tra i viventi, ne consente esclusivamente la libera donazione, per esempio di rene o porzioni di fegato, tra congiunti. Non senza delicati risvolti medico-legali ed etici. Ma al di là del profilo legale che troncherebbe sul nascere ogni discorso, resta lo sconcerto di fronte a un gesto così estremo pensato come unica soluzione per uscire da problemi economici assillanti. Lo confermano all’Ado Fvg, associazione presieduta a livello provinciale da Claudio Pittin, mentre la referente regionale è Gloria Aita. In questi giorni di feste in cui il contatto con la sede è possibile unicamente attraverso segreteria telefonica, gli operatori hanno raccolto la registrazione disperata di una donna friulana che sosteneva di aver bussato a tutte le porte e che non le rimaneva altro da fare che vendere un rene. La signora è stata contattata e le è stato spiegato che la cosa non è assolutamente possibile, con l’invito a rivolgersi a istituzioni in grado di prendersi i carico i suoi angoscianti problemi. Ma questa è soltanto l’ultima in ordine di tempo tra le richieste arrivate, contatti ricevuti da cittadini anche in forma non anonima, persone diverse, ma accomunate dall’assillo per la propria situazione esistenziale. Qualche settimana prima, altre due richieste di informazioni e aiuto erano giunte all’Ado, da parte di uomini. Entrambi alla ricerca di acquirenti per i propri organi. Ancora più drammatico, se possibile, un altro caso, pervenuto all’associazione via e-mail, in cui un cittadino, sottolineando di trovarsi assolutamente senza alternative a causa del fallimento della propria azienda, si rendeva disponibile a vendere «rene, midollo osseo e parte del fegato». Così, sosteneva nel messaggio, «col mio gesto posso dare la vita a tre persone». Qualche tempo addietro, ricordano all’Ado, una persona si era presentata direttamente in sede dichiarando la propria disponibilità a cedere un proprio rene. «È probabilmente la punta dell’iceberg di un disagio diffuso – osserva la presidente Aita –, se uno arriva a volersi privare di un proprio organo per risolvere i problemi, la situazione è grave e meriterebbe una riflessione». È indubbio che la scarsa conoscenza della legge giochi la sua parte, cosi come è innegabile che che queste “offerte” siano favorite da una situazione di forte sbilanciamento tra domanda e offerta, che vede in continuo aumento i malati in lista d’attesa di un nuovo organo, oltre 9 mila in Italia. Le situazioni di disperazione di singoli e famiglie, acuitesi in questi tempi, fanno il resto.

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