Dieci morti sul traghetto, giallo dispersi

Dopo 40 ore d’inferno salve 427 persone ma secondo la lista ufficiale a bordo erano 478. Pinotti: «L’operazione continua»

ROMA. L’incubo finisce alle 14.50 quando il comandante Argilio Giacomazzi, che nell’alba infernale del Norman Atlantic, domenica 28 dicembre, aveva dichiarato l’abbandono nave, lascia il traghetto devastato dal fuoco e inclinato di dieci gradi per il peso dell’acqua scaricata dagli idranti dei vigili del fuoco. Quaranta ore dopo l’allarme per l’incendio scoppiato nei garage, è l’ultimo a scendere dal relitto, assieme a quattro ufficiali della Marina militare che hanno fornito assistenza nelle operazioni di salvataggio dei passeggeri e dell’equipaggio, effettuate con grandi difficoltà a causa del mare in burrasca in gran parte con una staffetta di elicotteri.

Ma la conclusione dell’intervento che consente di portare in salvo 427 persone «da una nave in fiamme e con venti anche di 40 nodi», una operazione che l’ammiraglio Giuseppe De Giorgi, capo di Stato maggiore della Marina italiana definisce «una impresa storica», è accompagnata da un bilancio tragico: le vittime accertate sono dieci, il numero dei dispersi è imprecisato. Dei 478 presenti sulla lista d’imbarco del traghetto della Visemar, partito da Igoumenitsa, nella Grecia nordoccidentale e diretto ad Ancona, ancora 41 mancano all’appello. Il settimanale greco To Vima, a metà pomeriggio, quando il bilancio dei morti è ancora fermo a otto, parla di 38 dispersi.

Da Palazzo Chigi, durante la conferenza stampa del governo, Maurizio Lupi mantiene la linea della cautela: «Non ci pronunciamo sui dispersi, ci sembra assolutamente prematuro» dice il ministro dei Trasporti, che con la responsabile della Difesa, Roberta Pinotti, ha seguito le operazioni di soccorso dal Centro nazionale di soccorso della Guardia costiera. Ma il numero così come l’identità delle persone che mancano all’appello è un giallo: sulla Norman Atlantic, infatti, sono state salvate alcune persone i cui nomi non comparivano nell’elenco ufficiale, compresi due clandestini afghani: «Il porto d’imbarco quindi dovrà verificare la corrispondenza delle liste – sottolinea Lupi – Il punto incerto è se qualcuno, nelle fasi concitate della messa a mare della scialuppa, sia caduto in mare».

Salvi tutti i 56 membri dell’equipaggio, sbarcati dopo i passeggeri, tra i quali 22 dei 44 italiani (tutti incolumi). Tra i viaggiatori 234 greci, 54 turchi, 22 albanesi, 18 tedeschi, 10 svizzeri, e altri di diverse nazionalità: per portarli al sicuro, dodici elicotteri hanno fatto ininterrottamente la spola, sfidando le violentissime raffiche di vento e l’oscurità della notte, tra il traghetto in agonia, la nave militare San Giorgio e i mercantili che hanno partecipato all’operazione, mentre altri venivano fatti calare dalla fiancata. A dodici miglia dalla costa albanese, a quaranta da quella pugliese «non è stato risparmiato alcun mezzo che fosse utile per salvare vite umane» dice Lupi.

Il dolore per le vite perdute è accompagnato dalla consapevolezza che è stata evitata una tragedia ancora più spaventosa. Lo dice Matteo Renzi, esprimendo cordoglio per le vittime e ringraziando «a nome di tutti gli italiani» per il loro lavoro «eccezionale» tutti i soccorritori: «Un intervento così ricco di dedizione, passione e tenacia ha consentito di evitare una vera e propria ecatombe» afferma il premier, mentre il ministro Pinotti, sottolineando la collaborazione delle autorità greche e albanesi, assicura che le ricerche non si fermano: «Continueremo a scandagliare il mare alla ricerca di eventuali dispersi».

I superstiti di una tragedia che i testimoni definiscono «come il Titanic», sopravvissuti al fuoco dell’incendio scoppiato nel garage, al freddo della notte, molti al gelo dell’acqua, «sono molto provati». Racconta Antonio Di Bello, il medico del 118 di Bari che coordina la prima assistenza ai 49 naufraghi imbarcati sulla “Spirit of Piraeus” arrivati a Bari: «Le condizioni fisiche non destano preoccupazione, ma quelle psicologiche sono molto delicate. Toccare terra ha rappresentato molto, erano felici».

Lacrime, abbracci ai soccorritori, ringraziamenti per essere stati finalmente portati in salvo. Decine di persone vengono condotte negli ospedali pugliesi per medicazioni e controlli: oltre 60 nelle strutture del Salento, 16 a Brindisi, almeno sette nel capoluogo, in gran parte con sintomi di ipotermia, sospette fratture o intossicazione da fumo. Feriti anche numerosi soccorritori, intossicati o contusi durante l’intervento. Molti dei superstiti riprendono subito la via di casa. Alle 16 viene predisposto un primo ponte aereo per riportare in patria 60 cittadini greci, che partono dopo essere stati ascoltati dai magistrati che indagano sul disastro, mentre la motonave Cruise Europa con a bordo 69 persone salvate, inzialmente diretta ad Ancona, è in viaggo verso Igoumenitsa.

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