Dichiarano meno del loro domestico, medici nei guai: "Siamo noi le vittime e per la seconda volta"

«In questa vicenda dolorosa siamo vittime per la seconda volta». Così Anna Maria Marini, chirurgo, ha commentato la giornata, iniziata per lei e il marito Riccardo Berto con la perquisizione in casa della Finanza. La dottoressa, direttrice di un centro estetico, ha ricordato come questa indagine sia nata «in relazione a un furto subito da parte del nostro collaboratore domestico».
«Sono totalmente serena, perché so – ha sottolineato Marini – che i soldi sono frutto di lavoro, di una vita di risparmi e della vendita dell’appartamento ad Ancona. Tutto quello che posso dire è questo. Tanto è vero che mi sono presentata spontaneamente sei mesi fa alla Guardia di finanza per mostrare tutta la documentazione. Se avessi avuto qualcosa da nascondere lo avrei fatto».
Marini ha aggiunto di aver chiesto di poter parlare con il comandante e di essere stata ricevuta invece da un maresciallo: «Gli ho raccontato cosa era accaduto, gli ho spiegato che i soldi ritrovati erano i nostri risparmi di una vita e, ci tenevo a fornire la documentazione che lo comprovava proprio per evitare di essere vittima di una situazione come quella che è avvenuta ora, di essere indagati. Poi ho parlato per altre due volte con il maresciallo, il quale mi ha ringraziato per la buona fede».
«All’epoca – ha non c’era alcuna indagine al riguardo ma mi ha detto che qualora ci fosse stata mi avrebbe avvisato. Tutto questo dimostra la nostra totale buona fede, noi non abbiamo fatto nulla. Tra l’altro riguardo alla somma mio marito mi sta dicendo che c’è stato un errore da parte della Procura, perché parlano di una somma di 470 mila euro, invece erano circa 365 mila euro».
Come mai nella prima querela invece ha parlato di 200 mila euro? «Perché pensavamo all’inizio di avere il resto dei soldi nell’altra cassaforte, poi invece abbiamo scoperto che erano tutti nel buker», ha risposto Marini. Ma perché tenere così tanti soldi in contanti a casa, invece che usare le cassette di sicurezza o il conto corrente? «Perché abbiamo perso notevoli quantità di denaro in investimenti che ci hanno fatto fare, 15-18 anni fa e da quel momento ho giurato a me stessa che non avrei mai più messo i soldi in banca. Poi in caso di necessità non c’è la disponibilità di accedere al denaro, per questo abbiamo deciso di tenerli in casa».
Marini ha specificato che «ogni banconota ha un codice numerico: possono vedere quanto vecchi sono». Quanto agli stipendi, Marini ha obiettato: «Non guadagniamo meno di duemila euro al mese, lavoriamo in due e percepiamo il giusto, alcune volte il doppio, altre meno. Per esempio ad agosto non lavoro, a dicembre ho guadagnato tre volte tanto». Quando al domestico infedele, la dottoressa ha specificato che «guadagnava quei soldi in maniera diversa a seconda dei lavori, se lavorava anche in giardino gli davo dei fuori busta una tantum su sua richiesta, potevo fargli recuperare le ore, ma aveva questa necessità».
L’avvocato Paolo Dell’Agnolo, che difende Berto, ha ribadito: «Sono andati almeno tre volte dalla Guardia di finanza dopo il furto per chiarire la loro posizione e non sono stati neanche presi in considerazione. Dimostreremo che sono innocenti e che hanno solo subito un reato, non commesso».
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