Diamanti investiti: ai clienti friulani che li hanno acquistati non spetta alcun rimborso

Prezzi d’acquisto fuori mercato e commissioni elevatissime. Oggi 10 mila euro in preziosi si sono ridotti ad appena 3 mila

UDINE. Diamanti da investimento: i molti clienti friulani che li hanno acquistati confidando in un buon affare, sono ancora alle prese con mille problemi.

E intanto nessuno ha ottenuto rimborsi del capitale. Sono alcune centinaia i risparmiatori di Unicredit, Intesa SanPaolo, Mps e Banco Popolare che si sono trovati a scoprire che in realtà quelle pietre rappresentate come beni di investimento di gran valore anche per tradizione e leggenda, i diamanti, valevano solo un terzo di quanto pagato per acquistarle.

In pratica un esborso di 10 mila euro per comperare le pietre si è ridimensionato fino a 3 mila euro in pochi mesi. A svelare il meccanismo sono state le sanzioni per oltre 15 milioni di euro comminate dall’Antitrust sia al canale Intermarket diamond business (Idb), utilizzato da Unicredit e Banco Bpm e al canale Dpi, di cui si sono avvalse Intesa SanPaolo e Mps.

Gli operatori hanno proceduto all’impugnazione di tali provvedimenti avanti al Tar del Lazio.

«Giova segnalare come al prezzo pagato dal cliente assolutamente fuori mercato per l’acquisto del diamante - spiega l’avvocato Barbara Puschiasis di Consumatori Attivi che segue decine di casi in provincia di Udine - si sommano le commissioni versate all’intermediario (cioè la banca) di cui non veniva data compiuta evidenza al risparmiatore, pari a circa il 15% nonchè alle commissioni che l’intermediario incassava sulle polizze contro furto, rapina e gli altri rischi.

Tali polizze infatti venivano stipulate con compagnie assicurative dello stesso gruppo della banca intermediaria e il premio veniva calcolato sul prezzo pagato per l’acquisto del diamante, assolutamente gonfiato. Quindi doppio guadagno per gli intermediari».

Tante le storie di friulani che con i diamanti ci hanno rimesso un bel gruzzolo. C’è Giacomo, residente nell’hinterland udinese, che ha investito tutta la sua liquidazione, oltre 60 mila euro in diamanti su consiglio della banca di fiducia, perché non voleva rischiare e non si fidava degli strumenti finanziari.

Ma c’è anche Silvia, una pensionata che veniva anch’essa consigliata dal proprio istituto di fiducia a investire una parte dei suoi pochi risparmi nell’acquisto di un diamante, dal valore di circa 10 mila euro salvo scoprire alcuni mesi dopo, parlando con l’amico orefice, che tale pietra non valeva più di 4.500 euro.

«Dopo aver provato invano a mettere in vendita le pietre perché avevano la necessità di disporre delle somme investite - aggiunge Puschiasis - , i clienti si sono rivolti alla nostra associazione per mettere in mora per danni la banca, la Idb e la Dpi e per chiedere la documentazione relativa.

A oggi, nonostante siano passati tre mesi dal reclamo, le soluzioni non sono state ancora trovate. Gli annunci della volontà delle varie banche di rimborsare i capitali versati, restano per ora delle mere enunciazioni. Pervengono invece missive nelle quali sia la banca che il venditore si spogliano di ogni responsabilità affermando di avere agito correttamente.

Solo in un caso c’è stato un informale avvicinamento di un risparmiatore con una proposta di compensazione, parziale, della perdita. Altri risparmiatori sono stati invitati a mettere in vendita le pietre con conseguente copertura della perdita da parte della banca.

Altri ancora hanno ricevuto una risposta negativa. Sicuramente con tali presupposti eventuali conciliazioni con gli istituti per giungere a un ristoro, avrebbero poco senso, visto che le banche si stanno già muovendo seppur in maniera per ora insoddisfacente».

«Purtroppo al risparmiatore non resta che attendere per confidare in una soluzione bonaria - conclude la presidente dell’associazione di tutela - e in questo Consumatori Attivi sta sottoponendo i singoli casi alle banche per una possibile definizione bonaria, oppure rivolgersi alla giustizia ordinaria con i noti costi e tempi.

Infatti, e questa è la ciliegina sulla torta, risulterebbe preclusa la possibilità di agire in sede di arbitro Consob alla luce anche delle dichiarazioni di quest’ultima all’Antistrust che è giunta ad affermare che i diamanti non sono un prodotto da investimento finanziario e come tali non soggetti alla normativa bancaria e finanziaria, bensi beni di consumo, come un’auto, un frigorifero, una scarpa».

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