Depurazione, è giallo sul rimborso del canone

L’avvocato dell’azienda: «La signora Casadio non ha diritto ad avere soldi» «Ha promosso una causa infondata nel merito, non le abbiamo offerto nulla»

SACILE. «Nessun rimborso sul canone di depurazione». È giallo sull’epilogo dell’atto di citazione del Comune davanti al giudice di pace, aperto e chiuso da Rossana Casadio. L’avvocato Ezio Zani ha escluso il rimborso, invece Casadio lo ha annunciato. Versioni opposte sul caso, finito in tribunale a Pordenone.

Le versioni. «Sarò rimborsata di 145,92 euro pagate per il servizio fantasma di depurazione mai reso nel 2009: per questo ho rinunciato alla causa». Casadio crede nel diritto al rimborso e tira dritto. «Sono letteralmente esterrefatto dalle dichiarazioni di Casadio – ha ribattuto Zani legale del Comune –. Alla signora è stato chiarito, per iscritto e senza alcuna possibilità di fraintendimento, prima ancora che la causa iniziasse, che le sue richieste erano da considerare del tutto infondate».

Il giudice di pace. «Processo estinto». Di più non dice il giudice di pace Raffaella Garofalo, nella sede sulla Rivierasca a Pordenone, dietro il tribunale. Sul verbale dell’incontro pare che non ci sia traccia di rimborso. La mediazione del giudice di pace è stata risolutiva: Casadio ha deciso di non procedere con la causa negli atti e nell’azione. Ma la vicenda è la punta di un iceberg: quanti sacilesi hanno pagato le bollette di depurazione senza servizio? Saranno centinaia le domande di rimborso?

Il sindaco. «Se c’è un diritto al rimborso del canone di depurazione, allora deve essere riconosciuto a tutti i sacilesi – ne è convinto il sindaco Roberto Ceraolo –. Ma Casadio ha rinunciato alla causa e non le è stato riconosciuto il diritto». Il problema, caso mai, è quello di interpretare la pronuncia della Corte costituzionale del 2008. «È irragionevole l’imposizione all’utente dell’obbligo del pagamento della quota riferita al servizio di depurazione anche in mancanza della controprestazione (...). Non pare in primo luogo dubitabile che debba necessariamente sussistere un nesso di corrispettività tra tutte le voci della tariffa e servizi resi. Tale corrispettività deve sussistere in concreto».

Le ragioni dell’avvocato. «Casadio ha ritenuto di promuovere un'azione giudiziaria senza capo né coda, errata nella forma e infondata nel merito – valuta Ezio Zani –. Contando sull’eco mediatica di cui avrebbe fruito, nei confronti del Comune». Il legale dell’azienda Sabi punta il dito. «È falso che alla signora siano stati “promessi verbalmente” denari che non ha titolo di ricevere. Mai le ho offerto danaro, seppure in modo informale». E passa all’epilogo davanti al giudice. «Casadio ha preferito rinunciare agli atti e all’azione». L’ultima battuta. «La signora meriterebbe una querela».

Chiara Benotti

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