Deposito Giordani: «Con 20 mila euro potremmo ripartire»

PORDENONE. Sul Deposito Giordani non è stata ancora detta l’ultima parola. Spetterà infatti alla Cassazione pronunciarsi, entro la fine di settembre, sull’ordinanza del Tribunale di Pordenone che vieta ogni attività musicale.
Intanto la Cooperativa Nuove tecniche (che ha un contratto di locazione per altri quattro anni, siglato con l’Atap, proprietaria dell’immobile) continua a svolgere la propria attività.
Basterebbero appena ventimila euro per i lavori di adeguamento della struttura alle prescrizioni stabilite dal giudice per poter rispettare i limiti sonori. Una spesa che a oggi la cooperativa non ha ancora deciso di sostenere, vista l’incertezza: preferisce attendere l’esito del ricorso. Se l’edificio non fosse utilizzato per i concerti, sarebbero soldi sprecati.
Nel dibattito sul destino del Deposito, interviene l’avvocato Francesco Silvestri, che segue la battaglia legale del la cooperativa.
«Nessuno – osserva Silvestri – ha letto le risultanze dell’Arpa e le prescrizioni del Tribunale, né conosce il quadro giuridico entro il quale Nuove tecniche deve muoversi. L’associazione Il Deposito, che si occupa dei concerti, è un sodalizio privato che deve far quadrare i conti, per cui se non farà concerti a Pordenone, li farà altrove. A rimetterci, saranno gli utenti».
Quanto alle proposte di spostare il Deposito Giordani altrove, Silvestri domanda: «E chi paga? Chi sa quali sono i costi per il trasferimento degli impianti? Parlare di casa delle associazioni di Borgomeduna o altre cose significa non conoscere i fatti.
Chi adegua la struttura e spende soldi su una proprietà privata? Le soluzioni non si trovano sui giornali o su Facebook, ma riunendo i soggetti interessati. A oggi, così non è stato e la cooperativa Nuove Tecniche andrà avanti da sola facendo quello che sa fare: innovare e creare lavoro».
©RIPRODUZIONE RISERVATA
Riproduzione riservata © Messaggero Veneto