DELUSIONI E MONUMENTI CON I FRIULANI D’ARGENTINA

di PAOLO MEDEOSSI Sta per finire il 2011, anno in ampia parte dedicato al centocinquantesimo dell'Unità d'Italia. Celebrazioni alle quali ha partecipato pure il Friuli, anche se per noi l'annessione...

di PAOLO MEDEOSSI

Sta per finire il 2011, anno in ampia parte dedicato al centocinquantesimo dell'Unità d'Italia. Celebrazioni alle quali ha partecipato pure il Friuli, anche se per noi l'annessione avvenne solo un lustro più tardi, nel 1866. Parlando dei personaggi del Risorgimento, in particolare di quelli legati alle imprese garibaldine, molto si è scritto in questi mesi, ma qualcosa c’è da chiarire. L'ennesimo spunto è fornito dal periodico dell'Ordine degli avvocati di Udine, Il foro friulano, che ha un'interessante sessione storica curata da Nino Orlandi. Vi si parla stavolta di un patriota sparito dalla memoria cittadina, anche per il fatto che a un certo punto, deluso per come andavano le cose in Italia, decise di emigrare in Sudamerica, prima in Uruguay e poi in Argentina dove morì nel 1912. A ricordarlo restano alcuni monumenti che potete trovare in giro per Udine, a celebrazione delle vicende dell'Unità. La cosa curiosa è che, leggendo le varie iscrizioni, si capisce che l'idea di farli mettere nei luoghi strategici della città non era stata degli udinesi, quanto di un comitato sorto fra i friulani emigrati e di cui il promotore era l'avvocato Augusto Berghinz, che fu amico e compagno d'armi di un altro garibaldino sul quale di recente si è riaccesa l'attenzione, Giovanni Battista Cella, la camicia rossa che partecipò a tutte le spedizioni del generalissimo e che chiuse la sua vita sparandosi un colpo di pistola sulla tomba della moglie in cimitero.

Berghinz era più giovane di Cella, essendo nato a Udine nel 1845, e dunque non potè far parte dei Mille, ma in compenso fu al fianco di Garibaldi nelle successive imprese, come la cosiddetta campagna dell'Agro Pontino, nel 1867, quando un manipolo di garibaldini, tutti friulani, passati alla storia come “I nove della porta di San Paolo”, sconfisse le truppe del Papa, ma senza poter portare a termine la missione (che verrà attuata più tardi con la presa di Porta Pia) per la mancata sollevazione del popolo romano. Smesse le armi, Berghinz tornò a Udine, divenne assessore, presidente della Società dei reduci e fu fra i fondatori del Museo del Risorgimento, ma essendo di idee progressiste e repubblicane, visti gli scandali che segnavano l'Italia, decise di raggiungere il Sudamerica dove esisteva una folta colonia friulana. E lì diventò un punto di riferimento, promuovendo gli ideali mazziniani. Nacque così anche un comitato che entrò in azione per il cinquantenario dell'Unità, nel 1911. Mentre a Udine si dormicchiava, i patrioti emigrati si impegnarono su tante iniziative che portarono all'inaugurazione, nel 1912, di una lapide-monumento dedicata al frate filosofo Paolo Sarpi, collocata all'inizio della omonima via, come ancor oggi potete vedere. Scelta non casuale in quanto si trova a due passi dalla lapide dedicata a Cella, l'amico di Berghinz, e posta sulla casa natale. Non deve stupire la scelta riguardante Sarpi, indicato - come dice l'iscrizione - quale «campione della libertà della chiesa cristiana per la indipendenza degli stati contro le prepotenze della curia romana». Un tono in cui si intuisce lo spirito massonico che accomunava Berghinz, Cella e lo stesso Garibaldi, che fu a lungo Gran Maestro del Grande Oriente d'Italia.

Sempre i friulani d'Argentina donarono a Udine il busto di Mazzini che, copia del monumento posto nella omonima piazza di Buenos Aires, venne inaugurato in castello a Udine nel marzo del 1922. Lì rimase fino al 1956 quando venne traslocato ai giardini Ricasoli, dove lo trovate tuttora. Mazzini fu così piazzato accanto al monumento equestre di Vittorio Emanuele II, trasferito da piazza Libertà a fine guerra. Ma i friulani del Sudamerica avevano un altro progetto: quello di realizzare un monumento da mettere in piazzale XXVI luglio, per inaugurarlo in quella data del 1916, a 50 anni dall'arrivo delle prime truppe italiane a Udine. Vicende legate ai costi, alla burocrazia e alla guerra bloccarono tutto. Così il piazzale restò vuoto finchè nel 1969 venne costruito il monumento alla Resistenza di Marconi e Valle.

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