Danieli e Ateneo di Udine uniscono le forze aperto il primo Lab misto in Italia

La multinazionale dell’acciaio ha trasferito i suoi ricercatori nel nuovo village dell’università friulana. A breve altre tre aziende entreranno nel mondo accademico. Il rettore: così facciamo innovazione

L’azienda entra all’università. Ora possiamo dirlo perché da, ieri sera, il gruppo Danieli ha conquistato un posto d’onore nell’Uniud lab village creato nel polo accademico di via Sondrio, a Udine. È il primo nel suo genere in Italia. L’ingresso dell’impero dell’acciaio nell’ateneo friulano con il laboratorio Danieli automation Digi&Met è un unicum che unisce il mondo delle imprese e quindi del lavoro al sapere accademico e alla ricerca. Favorisce il trasferimento tecnologico sul territorio e incrocia la domanda e offerta di lavoro formando sul campo i laureandi che saranno seguiti da due ricercatori della Danieli.

Sostenuta dalla Regione e Fondazione Friuli che nel progetto ha investito 900 mila euro in tre anni, l’operazione piace. Il magnifico rettore, Roberto Pinton, l’ha sottolineato ricordando che dopo Danieli, a brevissimo, faranno il loro ingresso altre tre aziende (la start up Ict Data mind, il Lab misto Dmif-beanTech srl e la Data analytics e Dih-digital), mentre un ulteriore gruppo sarà selezionato tra quelle che si sono candidate negli ultimi mesi. «L’elenco è lungo» conferma lo stesso rettore che, a questo punto, può permettersi di scegliere a chi aprire le porte del centro di ricerca.

Ieri al taglio del nastro, il presidente del gruppo Danieli, Gianpietro Benedetti, ha riconosciuto alla governance dell’ateneo friulano di aver saputo cogliere un’opportunità, che è appunto l’ingresso del privato nel sistema della ricerca, troppe volte risultata incompresa in passato. «Questo – ha sottolineato Benedetti – è un luogo che potrà contribuire a creare cultura e valore aggiunto, indispensabili oggi per essere competitivi, anche nei confronti dei Paesi che si stanno affacciando sul mercato. Un progetto capace di insegnare un metodo positivo ai giovani per introdurli nella loro attività professionale».

Giovani ingegneri e informatici che il gruppo Danieli continua a non trovare. Poter condividere con i laureandi o i dottorandi i software piuttosto che i sistemi di alimentazione elettrica del forno elettrico ad arco che consente di ridurre i consumi di energia è un vantaggio per Danieli visto che «le menti che hanno creato queste tecnologie si sono formate all’università di Udine». La sottolineatura non poteva mancare. Pure il rettore, nell’evidenziare la contaminazione tra azienda e università, ha puntato sull’incontro della domanda e dell’offerta provenienti dal mondo del lavoro. È un modo nuovo di fare didattica e ricerca perché, come ha evidenziato Benedetti, «il digital factory, i big data, l'intelligenza artificiale esistono. Dobbiamo saperle utilizzare. Questa cultura sarà sempre più indispensabile per produrre valore aggiunto» in un «mercato liquido» in cui «bisogna essere pronti a reagire alle fragilità». Su questi temi il laboratorio svolgerà una funzione multidisciplinare valorizzando la ricerca avanzata e il know-how nel processo di fabbricazione dei metalli, andranno davvero a braccetto.

«Questa è la strada giusta che porta l’università ad aprirsi al mondo produttivo, è la strada giusta per l’università che vuole diventare sistema, per avere al fianco di chi combatte e crea valore ogni giorno l’ateneo che può contribuire a fare la differenza. È la strada giusta per rendere attrattiva l’università e per la crescita della nostra regione». Con queste parole il presidente della Fondazione Friuli, Giuseppe Morandini, ha richiamato i protagonisti del progetto ai rispettivi doveri. «È un progetto – ha detto – che genera valore, che porta alla partita della competitività. Non dimentichiamo, però, la discriminante tempo soprattutto quando parliamo di trasferimento tecnologico che è la cosa fondamentale per qualsiasi attività, è una variabile dalla quale non possiamo dipendere».

Non basta perché Morandini ha citato pure la seconda variabile che è la massima attenzione sui costi della prototipazione, ovvero «sui veri costi che l’azienda sostiene nel momento in cui deve lanciare un nuovo prodotto e un nuovo impianto». E se il ruolo dell’imprenditore è quello di guida al cambiamento, «a maggior ragione, questo tipo di insediamento – ha concluso Morandini – ci rende straordinariamente fieri come Fondazione: vogliamo giocare al vostro fianco». La partita è aperta. L’ha ribadito anche il vicepresidente della Regione, Riccardo Riccardi, portatando alcuni esempi sanitari concreti per invitare l’Uniud lab village a «sconvolgere meccanismi consolidati nel tempo per ridurre la distanza tra il pubblico e le realtà scientifiche che operano nel privato».

L’Uniud lab village si è prefissato di entrare a regime entro la fine dell’anno. Coinvolgendo i dipartimenti di Scienze matematiche e informatiche, di Scienze agroalimentari, ambientali e animali e il Politecnico di ingegneria e architettura, il nuovo centro di ricerca guarderà al futuro della gestione ambientale, dell’analisi sensoriale, degli alimenti e del visual. Sarà caratterizzato da un pullulare di idee e di ricercatori decisi davvero a cambiare il mondo.

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