Dall’Australia per scoprire il vigneto storico

A Faedis un nuovo percorso nato dall’idea dell’associazione dei viticoltori del Refosco e della Pro loco
Di Barbara Cimbaro

FAEDIS. I visitatori del “Vigneto storico” di Faedis arrivano ormai perfino dall’Australia e l’associazione volontaria dei viticoltori di Refosco di Faedis, in collaborazione con la Pro loco, sta terminando in questo periodo la realizzazione di un percorso tematico per promuovere la visita di questa che, come spiega il presidente della Pro, Michele Grando, «dovrebbe diventare un tappa obbligatoria per gli appassionati di viticoltura che visitano il Friuli». Il percorso ha per fulcro uno dei vigneti individuati come tra i più antichi di tutta la regione: fu infatti messo a dimora alla fine dell’Ottocento e si trova nella località di Collevillano.

Il nuovo percorso tematico faedese si chiamerà passeggiata de “Il vigneto storico” e nasce appunto per dar modo di visitare questo tesoro della viticoltura friulana, che ha anche permesso il recupero del vitigno più rappresentativo del territorio: il Refosco di Faedis. È, infatti, da una vite del “vigneto storico” che, nel 1988, i vivai di Rauscedo e l’Ersa hanno selezionato e omologato il clone che individua il Refosco di Faedis. Recentemente, il vigneto storico di Faedis ha avuto anche una visita d’eccezione: si tratta di Kim e Tennille Chalmers dell’omonima cantina australiana

Le due produttrici, nell’ambito di una full immersion nella viticoltura friulana, accompagnate dal professor Carlo Petrussi, hanno fatto tappa a Faedis. Petrussi teneva a far loro conoscere uno spaccato storico di una viticoltura che non c’è più: il vigneto, curato dall’azienda agricola Zani di Faedis, dà infatti modo di vedere come il contadino curava la vigna negli anni Venti e Trenta del Novecento. Le viti hanno uno sviluppo diverso, il viticoltore le assecondava nel suo sviluppo, le rispettava, e di questo ci si accorge subito facendo una passeggiata tra i filari. «Siamo molto contente di aver potuto ammirare questo vigneto unico, molto interessante, una cosa che in Australia non è possibile trovare» hanno commentato le Chalmers. Il professor Petrussi ha sottolineato l’unicità di questo vigneto, nel quale trovano dimora oltre una ventina di vitigni europei, piantati quasi 120 anni fa, «É un vigneto – ha spiegato - che merita di essere visto per capire quello che si faceva un tempo, come veniva curata la vigna, e perché offre un ricco bacino genetico, numerose varietà che oggi sono scomparse in gran parte della regione. Per chi è appassionato di vino e viticoltura deve diventare una tappa obbligata».

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