Dalla spesa al pieno di benzina: migliaia di friulani fanno shopping in Austria

VILLACO. La vicina Austria è sempre stata tra le mete predilette dei friulani, ma ora più che i laghi o i paesaggi fin troppo ordinati sono i prezzi e i prodotti tipici locali ad attirare i nostri corregionali a Villaco.
Stiamo parlando della cittadina carinziana situata a qualche decina di chilometri da Tarvisio. Se ai peccati di gola aggiungiamo la convenienza indiscussa ai distributori di benzina, il gioco è fatto.
Nei giorni feriali, ma soprattutto nelle feste comandate quando in Italia le aperture festive non sono apprezzate, migliaia di friulani varcano il confine e vanno a fare la spesa in Austria.
E così all’Interspar del centro commerciale Atrio capita spesso di sentir parlare anche in marilenghe. Su base annua la percentuale della clientela italiana sfiora il 6 per cento, con picchi del 35 per cento a Ferragosto o il 25 aprile.
In una giornata di sole anche la cronista del Messaggero Veneto ha provato a percorrere la strada dello shopping oltreconfine.
«Fino a 20 anni fa – riconosce il center-manager di Atrio, Richard Oswald –, andavamo solo noi a fare acquisti in Italia, acquistavamo i capi della collezione Benetton che in Austria non arrivava. Oggi, con la globalizzazione, sono tutte uguali».
Ma nonostante ciò i friulani all’Atrio di Villaco arrivano comunque. Varcare l’ingresso e trovarsi di fronte all’insegna “La cantina Tavagnacco” fa un certo effetto perché quell’angolo arredato con tavoli e sedie in legno ricorda molto le nostre osterie.
Poco più avanti c’è l’ufficio informazioni e qui vengo accolta dal center-manager che parla correttamente in italiano. Ci sediamo al tavolo nello spazio aperto: «È una piazza», sottolinea Oswald facendo notare che la filosofia commerciale del complesso dove ci troviamo sposa quella del centro storico.
Da queste parti, in una città da oltre 59 mila abitanti, il dialogo con l’area pedonale è normale. «La clientela friulana viene volentieri qui – spiega il center-manager – perché apprezza la nostra cucina: lo speck, il pane nero, i würstel, i succhi di frutta e la birra».
Se poi questi prodotti costano meno rispetto a quelli esposti sugli scaffali dei centri commerciali in Italia, è evidente che la formula è azzeccata.
Un esempio? In Austria una cassa di birra costa meno di 10 euro. Nei carrelli degli italiani quella cassa difficilmente manca. Lo notiamo alle casse dell’Interspar dove riecheggia un mandi.
«Chi viene ad acquistare lo speck prende anche le scarpe o i jeans» questa è la filosofia alla base della spesa oltreconfine.
«Vengono a fare la spesa qui anche da Venezia», aggiunge il center-manager prima di rispondere alla domanda: «Ma se c’è tutta questa richiesta perché non fornite i Despar italiani con i vostri prodotti?»
Anche perché Despar e Atrio sono figli dello stesso gruppo commerciale “Ses Spar european shopping centers”. «Trattandosi di prodotti freschi serve una rotazione frequente che le percentuali attuali non consente», sottolinea Oswald elencando le mosse adottate dal gruppo Ses per accogliere al meglio la clientela italiana.
«Da dieci anni offriamo al personale che lavora nel nostro centro i corsi di italiano. Le lezioni iniziano alle 7 e proseguono fino alle 8.45. Guardiamo con attenzione a questo bacino, siamo convinti che gli italiani apprezzano il fatto di sentirsi dire “buongiorno” dalle commesse».
In effetti quel buongiorno crea aria di casa. Poco importa se la conversazione non va oltre. «Quando non capiscono – rivela Oswald – italiani e austriaci ridono e noi siamo contenti».
L’importante è invogliare la gente a fare la spesa in Austria. Perché oltre al pane e allo speck acquistano pure abbigliamento e oggetti per la casa. Tra i marchi più gettonati c’è Hollister nato da una costola dell’azienda statunitense Abercrombie & Fitch, ancora assente in Friuli.
Le ragazzine ne vanno pazze. E mentre le figlie provano le magliette, i genitori vanno alla ricerca dei prodotti biologici nel farmer market aperto di fronte all’Interspar.
Guardarsi attorno e stupirsi è inevitabile. Diventa difficile capire perché gli italiani, di fronte a un’offerta più o meno analoga alla nostra, vadano a fare la spesa oltre confine.
«I nostri centri commerciali sono diversi da quelli italiani, in questa piazza – spiega il center-manager – la clientela viene per fare la spesa e incontrare gli amici.
In Italia non si trovano prodotti alimentari come i nostri e il mix dei negozi è diverso. Un mese fa un mobiliere italiano avrebbe voluto aprire un negozio qui. Non sapeva che Atrio non tratta l’arredamento perché nel raggio di pochi chilometri ci sono diversi store di mobili».
Ma in Austria si va anche per festeggiare i compleanni dei figli. Diverse famiglie anziché organizzare la festa in casa non esitano a prenotarla all’Atrio. Spendono, mediamente, 160 euro.
I party di compleanno vengono organizzati nel Lollipop, il cosiddetto paradiso dei bimbi oggi in ristrutturazione. Il servizio costa 5 euro l’ora e consente ai genitori di lasciare i figli al sicuro mentre fanno la spesa.
Tra le politiche commerciali austriache non mancano gli acquisti online nei negozi: «Se non trovano il capo desiderato possono ordinarlo attraverso il sito Internet e ritirarlo due giorni dopo. In questo modo – conclude Oswald – il cliente accede più volte nel centro commerciale.
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