Dalla radio ai selfie con il Papa

Dai papi che usavano i mezzi di comunicazione di massa all’attuale, che anziché impartire benedizioni prega con la gente e si fa immortalare in un selfie con uno scout, disfandosi, in poche parole, di qualsiasi “mezzo” tra le parti. Ovvero, “L’evoluzione della comunicazione da Pio XI a papa Francesco”, che era il titolo del convegno promosso ieri nell’ultima giornata della “Libreria editrice Vaticana a Pordenone”. Il vicedirettore della sala stampa della Santa Sede, Angelo Scelzo ha ben espresso l’evoluzione evocata dal titolo. Da Pio XI, che dà inizio all’«era moderna» della comunicazione della Chiesa inaugurando, nel 1931 (con Guglielmo Marconi), Radio Vaticana, il messaggio del Vangelo si è adattato a ogni società e ai rispettivi mezzi di comunicazione. Ma se Giovanni Paolo II ha fatto dei suoi pellegrinaggi e del Giubileo del 2000 grandi atti di comunicazione, è andato ancora oltre, per forza comunicativa, senza usare la parola (la sua immagine sofferente all’ultimo Angelus). Benedetto XVI è stato solo in apparenza lontano dalla comunicazione: ha aperto al web. E con papa Francesco si è arrivati a superare la comunicazione: scende tra la gente, «non c’è più il mezzo», ha osservato Scelzo.
L’intervento video di Moni Ovadia ha ripercorso la sua percezione dei papi da quando era bambino (ed ebreo): «Giovanni XXIII ha portato una rivoluzione, dal papa che metteva soggezione all’annullamento di ogni distanza». E il suo invito ad accarezzare i figli, «quasi fosse un nonno», è come il «Buonasera» di Francesco, ha osservato l’attore e drammaturgo: «È come dire “siamo tutti esseri umani”». Ovadia, politicamente da sinistra, ha apprezzato pure Wojtyla e Ratzinger: il primo con la sua comunicazione «passionaria», il secondo «non è stato capito, timido ma pieno di grazia».
Massimo Milone, responsabile struttura di Rai vaticano, ha evidenziato come grazie al carisma di Bergoglio le chiese si stiano riempiendo, ma ha anche chiesto ai giornalisti di dare una «lettura alta e non mondana della Chiesa, più complessa della politica». Un papa che si apre anche a laici e non credenti. Il direttore de “La civiltà cattolica”, padre Antonio Spadaro, un “gesuita 2.0” ha raccontato la spontaneità un papa Francesco che alza la cornetta e lo chiama a 5 minuti da un convegno. Ne nasce la richiesta di un’udienza, poi di un’intervista.
All’iniziale rifiuto seguono tre pomeriggi di risposte (raccontati nel libro “La mia porta è sempre aperta”, Rizzoli). ne esce il ritratto di un papa autorevole ma che annulla le distanze: «Non comunica, è se stesso» e «apre dei processi senza chiuderli, lasciandoli aperti ai contributi».(a.s.)
©RIPRODUZIONE RISERVATA
Riproduzione riservata © Messaggero Veneto