Dalla parte dei lettori, ecco come nasce il giornale: la riunione al bar del Messaggero Veneto

In occasione della prima del Fake News Festival a Udine la redazione si è trasferita all’Adoro Caffè. Il vicedirettore Mosanghini: «Ci apriamo alla comunità per raccontarla meglio»

Simone Narduzzi
A sinistra il vicedirettore del Messaggero Veneto, Paolo Mosanghini, con i colleghi durante la riunione all’Adoro Caffè
A sinistra il vicedirettore del Messaggero Veneto, Paolo Mosanghini, con i colleghi durante la riunione all’Adoro Caffè

Aroma di caffè, profumo di notizie. Il tran-tran di una città in moto e un momento di pausa insieme al Messaggero Veneto. Nella mattina di giovedì 14 novembre, all’Adoro caffè, la riunione di redazione in presenza di giornalisti e lettori, primo tra gli eventi pubblici in programma per la nuova edizione del Fake News Festival, di scena a Udine fino a domenica. Niente bufale, nemmeno cookies: al più biscotti e praline ad accompagnare i temi del giorno, tra focus e spiegazioni. Risposte a domande anche “scomode”.

Davanti a un giornale, nonché all’audience accorsa, il vicedirettore del Messaggero Veneto, Paolo Mosanghini, ha così aperto l’appuntamento.

Spiegandone il senso, dando quindi testimonianza del quotidiano servizio svolto su carta e web per la comunità. Con la comunità: «Stiamo cercando di aprire sempre più spesso le riunioni di redazione ai nostri lettori sia per far capire come funziona il nostro giornale sia per restare in contatto con chi ci legge, per ascoltarne i punti di vista. Anche questa, dopotutto, è un’occasione importante per raccogliere notizie e segnalazioni in un mondo in continuo mutamento che non sempre il giornale riesce a intercettare».

E a imprimer su pagina, fisica o digitale che sia: «Quello del Messaggero Veneto – ha aggiunto Mosanghini – è un brand che si declina nel core business della carta ma che si sta ampliando molto sul digitale».

Parola pertanto al web, a Daniela Larocca: «Il nostro sito deve rispondere a delle esigenze. Deve essere tempestivo senza però incappare in errori. Se arriviamo in ritardo è perché abbiamo deciso di fare un passo indietro e riflettere».

Alla radice l’obbligo, morale e deontologico, di tutelare ogni individuo. Di evitare possibili abbagli. Di venir, perché no, influenzati da fake news.

Rieccole, le notizie errate, colpevolmente finte. «Qui sta l’importanza di un’informazione fatta da professionisti – la spiegazione del vicedirettore –: come si viene al bar per bere un buon caffè, ci si rivolge a noi per attingere a delle buone notizie».

Filtrate a regola d’arte. Da ciascuna redazione. A intervenire, allora, sono stati, per la sezione Cultura e spettacoli, il responsabile Oscar D’Agostino; per la Cronaca, il caposervizio Luana de Francisco; la pari ruolo Anna Buttazzoni per l’Attualità; per la provincia, Alessandra Ceschia.

Vivo il dialogo con i presenti, specchio di una realtà analizzata anche grazie agli interventi del vicesindaco di Udine, Alessandro Venanzi – «tra giornali e politica c’è interdipendenza» – e Leonardo Piccoli, vicepresidente della Federazione italiana agenti immobiliari professionali: «I cambiamenti della nostra città saranno figli, in particolare, dell’inverno demografico che stiamo vivendo».

Quindi gli spunti, ispirati, di altri lettori: «La stampa dev’essere il cane da guardia della democrazia».

E ancora: «Bisogna partecipare – citando Mattarella – non parteggiare». Da Mosanghini ogni risposta: «Raccontare tutto quello che accade ogni giorno è il dovere del giornalista, tenendo i fari accesi su determinati argomenti che rappresentano la vita della comunità».

Parentesi, poi, sull’importanza delle lettere al direttore, lette ogni giorno dallo stesso. Infine, l’interrogativo: come distinguere le notizie vere da quelle “fake”? «Attingendo da testate che hanno una storia rispetto ad altre. L’informazione è nutrimento – ha concluso Mosanghini –: sta a noi scegliere cosa ingerire per restare in salute».

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