Dalla Juventus all’Udinese, inchiesta della Procura sull’affare Mandragora: indagati i vertici del club e la società stessa
Ipotizzato il falso in bilancio e un’evasione di quasi 1,6 milioni di euro: lo scorso 3 novembre perquisizioni della Guardia di finanza nella sede del club friulano. Il decreto notificato al presidente Franco Soldati, al vicepresidente Stefano Campoccia e alla stessa società

UDINE. Il nome di Rolando Mandragora è rimbalzato parecchio negli ultimi mesi, anche fuori dai campi di calcio e delle cronache sportive. È attorno all’operazione di compravendita che, nel 2018, lo vide dismettere la divisa della Juventus e indossare quella dell’Udinese, infatti, che ruota l’inchiesta coordinata dalla Procura di Udine per accertare se, dietro l’accordo intercorso tra le due società, non si celasse piuttosto una reciproca convenienza economica.
L’ipotesi al vaglio, nel fascicolo aperto dal pm Lucia Terzariol, contempla al momento tre fattispecie di reato: il falso in bilancio, l’ostacolo all’esercizio delle funzioni delle autorità di vigilanza e la dichiarazione fraudolenta mediante documenti falsi.
Sono state le perquisizioni condotte dai militari del Nucleo di polizia economico finanziaria della Guardia di finanza, lo scorso 3 novembre, nella sede dell’Udinese calcio, a precisare i contorni della nuova indagine sulle presunte plusvalenze maturate nei bilanci di alcune società sportive, partita da Torino e diramatasi poi nelle città d’Italia che ospitano le altre squadre coinvolte.
Il decreto è stato notificato alle due persone fisiche, il presidente Franco Soldati e il vicepresidente Stefano Campoccia, e alla stessa Udinese calcio (chiamata a rispondere in base alla legge 231 del 2001 sulla responsabilità penale specifica delle persone giuridiche), che il magistrato inquirente ha ritenuto di iscrivere sul registro degli indagati.
A monte, l’operazione – che la Procura precisa essere stata trattata e concordata con i dirigenti della Juventus da Campoccia – con cui l’Udinese avrebbe esposto nel bilancio 1° luglio 2018/30 giugno 2019 «fatti materiali rilevanti non rispondenti al vero».
Il falso, in tesi accusatoria, sarebbe rappresentato dall’iscrizione nelle immobilizzazioni materiali di un valore di 20 milioni di euro riferito ai diritti sportivi legati all’acquisto di Mandragora «non spettante», e dalla rappresentazione nel conto economico di ammortamenti riferiti allo stesso giocatore a loro volta «non spettanti».
Detto che, come arcinoto, la compravendita si realizzò e che quello fu il prezzo pagato, secondo gli inquirenti a non quadrare sarebbe stato il patto sottoscritto dai club: non un accordo con “diritto di recompra”, in cui alla cessione di un giocatore si accompagna la riserva del diritto di riacquistarlo in una fase successiva e di prelazione in caso di altre offerte, bensì con obbligo irrevocabile della Juventus a esercitare il diritto di opzione per riacquistare a titolo definitivo Mandragora dalla stagione 2020/2021. E così in effetti avvenne, di nuovo a fronte del pagamento di 20 milioni di euro.
Da qui, l’ipotesi dell’evasione fiscale, visto che nel frattempo l’Udinese aveva comunque indicato nella dichiarazione dei redditi (quella presentata il 31 marzo 2020) la detrazione delle quote di ammortamento, pari a complessivi 6,6 milioni di euro, relative appunto alla compravendita di Mandragora. Secondo la Procura, considerato il sostanziale azzeramento economico dell’operazione, si tratterebbe di elementi passivi fittizi da cui sarebbe derivata un’imposta evasa per quasi 1,6 milioni di euro.
L’indagine è ancora nella fase preliminare. «Un’attività dovuta, dopo che i colleghi di Torino ci hanno trasmesso gli atti di nostra competenza territoriale – spiega il procuratore capo di Udine, Massimo Lia –. Le perquisizioni sono servite ad acquisire i dati necessari a capire come, contabilmente, l’operazione sia stata gestita e accertare così se ed eventualmente quali reati contestare».
L’avvocato Maurizio Conti, che difende Soldati, non ha dubbi sulla correttezza delle condotte. «L’operazione di cessione dei diritti sportivi è regolare – afferma – e tutte le appostazioni contabili riflettono movimenti di denaro realmente avvenuti». Nessuna dichiarazione, invece, dall’Udinese, che è difesa dall’avvocato Maurizio Miculan, e neppure dal suo vicepresidente Campoccia.
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