Dalla disoccupazione ai cellulari così Marjol s’è inventato un lavoro

OSOPPO. Tre anni fa l’emittente televisiva per la quale lavorava come regista ha chiuso i battenti, dopo un’agonia di anni. Marjol, che aveva cominciato a dettare i tempi dietro le telecamere che era maggiorenne da poco, non si è abbattuto: s’è rimboccato le maniche e ha trasformato la sua passione per smartphone e gingilli elettronici in lavoro. Prima il blog, seguitissimo, in cui recensiva i telefonini. Poi, l’apertura del primo punto riparazioni a Gemona, nel 2014. E, oggi, il decollo della nuova rivendita nel cuore di Gorizia, in quella piazza Vittoria che ultimamente è un pullulare di nuove aperture di esercizi commerciali, gestiti perlopiù da giovani provenienti da fuori città.
È anche il caso di Marjol Cekrezi, 29 anni: arrivato dall’Albania nel 2000, ha trovato la sua dimensione a Osoppo, dove ha abitato fin dal primo giorno della sua esperienza italiana. Oggi è cittadino italiano a tutti gli effetti, un imprenditore capace di dare lavoro a due persone: «Scriviamolo, ti prego – sillaba al telefono –: senza dipendenti in gamba, non esistono imprenditori capaci. Io stesso riuscirò a dedicarmi al punto vendita di Gorizia grazie ad Anna, mia collaboratrice da qualche tempo, che gestirà il negozio di Gemona».
L’emigrazione, l’impegno lavorativo in tenera età, poi la crisi e la rinascita. È un caleidoscopio di esperienze, la storia di Marjol. Ci sono sfaccettature che infrangono i paradigmi: prima del giovane osovano-albanese, il negozio era gestito da un imprenditore cinese, costretto a chiudere qualche settimana fa. L’italiano che investe, l’imprenditore asiatico che compie il passo indietro: sembra un paradosso, in quest’angolo di Fvg che non è rimasto immune dall’invasione commerciale han, tra ristoranti orientali, bazar in cui si trova un po’ di tutto e centri massaggi.
«È nato tutto per caso: nel 2014 l’emittente televisiva per la quale lavoravo ha cominciato ad avere problemi che hanno poi portato al fallimento della società – racconta il giovane –. Ho cominciato a guardarmi attorno, a cercare un piano B: avevo un blog in cui recensivo le novità del mercato degli smartphone, ed era anche piuttosto seguito».
Da qui l’illuminazione: «Mi sono detto: perché non trasformare la mia passione in lavoro? E allora ecco l’idea di aprire un punto vendita per le riparazioni dei telefonini a Gemona». Era il 2014 e nasceva così il primo “Smart Ok”.
«Ho scelto Gemona nonostante molti mi consigliassero di puntare su una città più grande – spiega con piglio deciso l’imprenditore –. E invece no: io credevo nelle potenzialità di Gemona, nella possibilità di dare un segnale per ravvivare il centro. E infatti è andata bene».
Riparazioni («in 24-48 ore», garantisce il sito), ma anche consulenze sugli acquisti e sottoscrizioni di nuovi contratti. «A Gorizia apriamo un punto vendita multi-marca, con i quattro principali operatori di telefonia», dice Marjol con la sigaretta tra le dita e un micro-cacciavite a stuzzicare l’anima di un cellulare.
Fuori dal negozio goriziano, in attesa dell’inaugurazione di questo pomeriggio alle 18, la vetrina è occupata da un manifesto che riassume a caratteri cubitali il mantra di Marjol: «Noi ci crediamo», recita la vetrofania. «Crediamo nel sacrificio, nella dedizione, in questo business. E crediamo anche in posti come Gorizia e Gemona, dove è ancora possibile fare impresa», racconta con una lucidità quasi disarmante.
Nel punto vendita del capoluogo isontino sarà affiancato da un giovane, che gli darà una mano: «Ho fatto una trentina di colloqui, sono rimasto spiazzato: c’è chi si è presentato vestito da punkabbestia, chi non aveva alcun tipo di background attinente all’attività, chi mi ha chiesto esplicitamente di lavorare soltanto alcuni giorni. Devo dire che ci sono rimasto male: forse non c’è tutta questa fame di lavoro, ma a me sembra proprio strano».
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