Dal Friuli una nuova strategia per curare le lesioni spinali

SAN GIORGIO DI NOGARO. Dal Friuli una nuova strategia per curare le lesioni spinali. Un gruppo di scienziati coordinati da Giuliano Taccola, ricercatore della Sissa (Scuola internazionale superiore di studi avanzati), ha infatti messo a punto un metodo di stimolazione epidurale che può produrre una locomozione nelle persone affette da paralisi spinale.
Il primo autore dello studio è Francesco Dose (nella foto), sangiorgino originario di Chiarisacco, giovane dottorando della Sissa che sta portando avanti la ricerca in collaborazione con il laboratorio Spinal dell’Istituto di medicina e riabilitazione del Gervasutta di Udine e con l’Università Cattolica di Lovanio, in Belgio. Qualche settimana fa ha pubblicato un articolo sulla rivista scientifica “Spinal Cord” di “Nature”, in cui spiegava il futuro di questa ricerca.
Francesco ha 32 anni. Dopo essersi diplomato all’Istituto tecnico agrario, la svolta: passa a studiare biologia e lavora a Trieste nella biologia molecolare, scoprendo quella che è la sua vera strada, la ricerca.
Il progetto che sta portando avanti adesso consiste nell’impianto di elettrodi in prossimità delle radici dei nervi dorsali del midollo spinale al di sotto del livello del trauma e nell’applicazione di stimoli elettrici di varia intensità e frequenza. Questa tecnica, che produce o facilita la produzione di una schema di attivazioni nei nervi motori si auspica possa aiutare le persone paralizzate a stare in piedi in equilibrio.
E proprio sulla natura e la qualità del segnale elettrico che viene erogato dagli elettrodi che si concentra il lavoro di Francesco Dose e degli altri ricercatori: «Sapere come funziona questo circuito - spiega Francesco - ci permetterà di migliorare la riabilitazioni tecniche utilizzate su persone che hanno subito una lesione del midollo spinale. Questa ricerca mi ha dato grande soddisfazione e mi ha dato la possibilità di pubblicare quattro articoli su riviste scientifiche internazionali e un articolo in realtà è in fase di revisione».
Ma cos’è per lui la ricerca? «Penso - risponde - che essere un ricercatore significhi essere curiosi e creativi: avere il bisogno di fare molte domande per ottenere delle risposte e imparare e scoprire cose nuove. A mio parere, l’Italia produce ricercatori altamente qualificati. Tuttavia, vi è un problema di investimenti e fondi e spesso i ricercatori devono sopravvivere con pochi mezzi.
Questo è il mio ultimo anno come studente di dottorato, conto di conseguirlo entro ottobre 2016, quindi il mio obiettivo principale per il prossimo futuro è quello di concludere il mio progetto di ricerca e scrivere la tesi. Alla fine di questo corso, voglio provare un?esperienza internazionale come ricercatore post-doc».
Per Francesco la ricerca è parte del nostro futuro, ogni passo avanti fatto fino ad oggi, sia in medicina sia ingegneria, e così via, è il risultato della ricerca. In merito alla sua esperienza alla Sissa, sottolinea che, essendo una scuola internazionale frequentata da studenti di tutto il mondo, permette il confronto, un confronto che si sviluppa ulteriormente in occasione del congresso internazionale che si svolge ogni anno, ma anche nelle collaborazioni che si svolgono tra i laboratori.
Ribadisce infine che con l’organizzazione di corsi e seminari di ricerca la Sissa è una delle migliori scuole di dottorato in Italia.
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