Dal cantiere in Africa al negozio in città: è morto a 102 anni Davide Marcuzzi

UDINE. Il 26 maggio del 2019 si era presentato al seggio 58 della scuola media Enrico Fermi sulle proprie gambe. Si votava per le Europee e Davide Marcuzzi, a 101 anni, non avrebbe mai rinunciato a esprimere il proprio voto.
«Perché lui era una persona che amava il suo Paese profondamente, una persona onesta che mi ha insegnato a rispettare le regole, a capire quali sono le cose giuste della vita come, appunto, il diritto e dovere di votare».
Lo ricorda così il figlio Pietro che allora aveva accompagnato il padre alle urne. Quel padre che sabato se ne è andato a 102 anni. Era nato a Forgaria il primo agosto 1918 e là aveva frequentato le scuole elementari. La determinazione a Marcuzzi non gli è mai mancata, fin da ragazzino.
Aveva 11 quando decide di raggiungere in Africa il papà Pietro, capocantiere in una ditta che stava costruendo la Litoranea libica. Assieme ad alcuni compaesani parte e arriva a Tripoli dove viene sbarcato all’interno di un sacco con una grù. Resta col padre qualche settimana e poi deve riprendere il viaggio verso Bengasi dove lo attende una famiglia friulana, di Resiutta, a cui il papà lo affida per fargli imparare il mestiere di falegname.
Davide resta lì, a 1.200 chilometri di distanza dal genitore con cui aveva attraversato in macchina il deserto: impara, lavora tanto, apprende tutti i segreti del mestiere, diventa un bravo falegname. Cresce Davide, fa il servizio militare e, allo scoppio della Seconda Guerra Mondiale, resta nella Divisione fanteria Sabratha.
«Affronta tutto il periodo del conflitto – ricorda il figlio – e si salva anche perché era diventato bravo a riparare le armi e così l’avevano spostato nelle retrovie. Alla fine la Divisone fanteria Sabratha viene smembrata, riesce a scappare dalla prigionia degli inglesi e con un volo di fortuna atterra in Sicilia. Raggiunge Napoli e poi risale l’Italia a piedi tra la ritirata tedesca e l’avanzata angloamericana».
Torna nella sua Forgaria e qui nel 1946 si sposa con Alba Vidoni e, insieme, si trasferiscono a Udine, dove trovano lavoro: lui come capo cantiere in varie aziende, lei alla birreria Moretti di piazzale Osoppo. Nel 1960 arriva la svolta con l’apertura di un negozio di alimentari in via Amalteo. Attività che poi sarà proseguita dai figli Pietro ed Daniela, morta cinque anni fa.
«Era una persona che sapeva lavorare bene – prosegue Pietro –, fare mille cose diverse, ha fatto in modo che noi figli potessimo studiare, una persona onesta, che amava la sua famiglia ed era molto legato ai nipoti Davide, Irene, presidente del Fogolar Furlan in Michigan, Bryan e Luca».
I funerali di Marcuzzi saranno celebrati martedì 20 ottobre, alle 12, nella chiesa di San Pio X. –
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