Dai fiammiferi agli smartphone Essere scout dopo quarant’anni

In un’epoca che si è trasformata molto velocemente, anche l’avventura si è modellata evolvendosi negli anni. Il metodo educativo scout, che fa della vita all’aria aperta uno dei suoi punti forza, a partire dai bambini di 8 anni e arrivando ai 20.
Con l’avvento della tecnologia, è cambiato il modo di aggregazione e di conseguenza anche la risposta educativa informale proposta dallo scautismo trova delle risposte alle nuove esigenze.
Gli scout da ormai più di 100 anni fanno una proposta concerta per i giovani, partendo dal gioco per i più piccoli, passando per l’avventura per gli adolescenti, servizio verso il prossimo, strada e vita di comunità per i ragazzi.
Un metodo ideato da Robert Baden Powell, che ha organizzato il primo campo scout sull’isola di inglese di Brownsea, nel 1907.
La proposta, secondo il metodo del fondatore, si basa su quattro punti principali: formazione del carattere, abilità manuale, salute e forza fisica, servizio verso il prossimo.
Dei pilastri che anche nello scautismo moderno vengono messi in pratica, ma con logiche ovviamente diverse rispetto al secolo scorso.
In particolare perché sono cambiate diversi modi di vivere la realtà da parte dei ragazzi. Da un lato emergono, in particolare negli ultimi anni, alcuni deficit per quanto riguarda l’abilità manuale e la gestione del corpo. Conseguenze dovute agli spostamenti assidui in automobile a discapito della bicicletta, che viene “domata” in età sempre più avanzata, oppure alla sostituzione dei genitori nella quasi totalità delle attività quotidiane che così non vengono imparate.
La tecnologia può essere un problema, perché lima il mondo delle relazioni, che sono diventate una delle necessità espresse dai ragazzi di oggi. Ma può essere anche un vantaggio. La rete cellulare ormai si sta diffondendo anche in molte zone impervie e avere campo con lo smartphone può dare più vantaggi. Quello di chiamare i soccorsi, ma anche di poter affiancare alla classica cartina topografica applicazioni di svago per riconoscere fiori, piante, alberi e montagne, ma anche fare escursioni in sicurezza come ad esempio con Georesq, app ge
Una svolta che stanno gestendo anche gli scout del gruppo Pordenone 3, con sede nella parrocchia del Sacro Cuore. Il gruppo che ha mosso i primi passi nell’inverno del 1978 grazie a un’intuizione di Claudio Cudin e di don Leo Collin, all’epoca cappellano di don Angelo Ciani.
In quarant’anni di attività, che non ha mai subito interruzioni, si calcola che nel gruppo siano passati oltre 500 ragazzi tra lupetti (8-12 anni), reparto (12-16), e clan (16-20).
Per festeggiare il traguardo, il gruppo ha organizzato una serie di eventi, tra cui un dibattito con il sociologo Mauro Magatti, e un dibattito sul valore della strada.
Il 18 maggio, festa in parrocchia e pranzo con oltre 300 persone che hanno indossato la divisa scout in questi primi 40 anni.
L’atto finale, sarà il campo di gruppo nella base scout di Cercivento, dove il gruppo si impegnerà nel volontariato per i luoghi della valle colpiti dal maltempo nell’autunno dello scorso anno. —
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