Dagli scarpets alle griffe dell’alta moda

La Mabi a San Daniele eccellenza friulana: 35 milioni di fatturato nel 2011 (+120%). Borse per Chanel, Chloè e Givenchy

SAN DANIELE. Ha “tradito” la tradizione imprenditoriale di famiglia, legata alle calzature, per scommettere sulle borse. E l’ha vinta. Pur non dimenticando gli “scarpets” realizzati dal nonno, il sandanielese Mario Biasutti, ha aperto nel 1980 la Mabi international spa, azienda di pelletteria d’alta gamma che produce, oltre al marchio Andrea Mabiani, borse e accessori in pelle per alcune delle maggiori griffe dell’alta moda.

Chanel, Chloé e Givenchy sono solo alcuni dei colossi che si sono affidati alle cure dell’azienda di Villanova per produrre le proprie borse. Oggetti del desiderio delle donne di mezzo mondo, realizzati con cura “maniacale” e costosi quanto un gioiello, vedono la luce a San Daniele e garantiscono a Biasutti un giro d’affari da capogiro.

«Nel 2011 abbiamo chiuso con un fatturato di 35 milioni di euro, +120% rispetto al 2010. Quest’anno stiamo andando molto bene, già oggi segniamo un aumento del 40% e contiamo di arrivare a chiudere con 40 milioni». Lo ha spiegato ieri il titolare dell’impresa accompagnando in visita allo stabilimento l’assessore regionale Federica Seganti, che scoperto l’ennesimo diamante produttivo della zona collinare è stata poi ospite della sede sandanielese di Confartigianato.

L’alito della crisi alla Mabi non si è sentito. Biasutti, che solo nello stabilimento di Villanova dà lavoro a circa 60 persone, progetta addirittura di raddoppiare la superficie dell’attuale fabbrica che, una volta acquisiti tutti i permessi necessari, sarà ampliata fino a occupare una superficie complessiva di 5 mila metri quadrati. «A quel punto – ha spiegato ieri l’imprenditore alla Seganti, accompagnata nella visita dall’assessore del Comune, Alessandro Casasola, e dal sindaco Emilio Iob – potremo portare a San Daniele tutto il ciclo produttivo che oggi in parte è ospitato altrove». Oltre alla sede centrale, l’azienda poggia su una serie d’imprese satellite, dislocate tra Padova, Firenze e l’Ungheria. Sede, quest’ultima, destinata a chiudere in favore del Belpaese, che nel caso di produzioni d’alta gamma rappresenta ancora un enorme valore. Parola di Biasutti: «Tutte le nostre borse sono made in Italy». Una garanzia di qualità che nel settore manifatturiero “alto” non ha paragoni.

Qui la Cina non riesce ancora a incidere e il perché lo si capisce visitando un’azienda come la Mabi, attenta a ogni particolare a partire dallo stabilimento, che sembra più un atelier di una fabbrica. Nella sala riunioni attenta al design, in un angolo capeggia il ritratto fotografico del nonno di Biasutti, iniziatore della tradizione imprenditoriale di famiglia, poco oltre ci si tuffa nell’operosa impresa dove al fianco della tecnologia, capace – complice un’esperta dipendente – di radiografare nel dettaglio ogni pellame alla ricerca del minimo difetto, convive l’artigianalità, il grande mestiere di chi disegna, taglia e cuce migliaia di borse-icona all’anno destinate alle boutique di mezzo mondo.

Un nuovo motivo d’orgoglio per i friulani, che passeggiando lungo vie dell’alta moda a Parigi, New York o Tokyo, guardando le vetrine dell’alta moda potranno dire: quella borsa la produciamo “noi”.

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