Da Travesio alla scoperta della Mongolia

TRAVESIO. Prestigioso riconoscimento per il professor Ippolito Marmai, sociologo, scrittore ed esploratore, specializzato in ricerche storiche ed etno-antropologiche, recentemente nominato accademico onorario dell’Accademia internazionale per gli studi di mongolistica, emanazione dell’Istituto internazionale per le relazioni diplomatiche (organizzazione intergovernativa registrata alle Nazioni unite), centro di studi e di ricerca internazionale della millenaria cultura nomadica.
Marmai, originario di Toppo di Travesio, è stato insignito dell’onorificenza dal console generale di Mongolia in Italia, Aldo Colleoni. Un titolo, accolto con grande sopresa, che ripaga Marmai di anni di ricerche ed esplorazioni tra i monti e le steppe della Mongolia (riassunte nel volume Gengis Khan-Chinggis Khaan. Le tombe dei Khan, tesoro dei Mongoli, edito da Campanotto), valse al professore travesiano scoperte eccezionali come quella avvenuta nella regione del Khentii Aimag settentrionale, ovvero l’individuazione di un cimitero imperiale che, data l’unicità delle dimensioni e la complessità del sito archeologico, sarebbe riconducibile ad uno dei primi e più importanti Khan mongoli e ai suoi più stretti familiari.
«E’ probabile che alcuni antichi testi vogliano richiamare tale località quando accennano alla “tomba dei principi”, in cui sono stati sepolti anche i sovrani della dinastia mongolo-cinese degli Yuan, a suo tempo dominante a Pechino – spiega Marmai –. Tali caratteristiche fanno pensare che il circolo sepolcrale adiacente alla vetta celi la tomba di un grande Khan mongolo (il cerchio è simbolo del cielo), mentre il grande quadrilatero cela presumibilmente alcune importanti tombe femminili (imperatrice e altre principesse), nonché quelle delle concubine, dei cavalli sacrificati e di altri Khan e principi guerrieri. Per ora non sappiamo se la tomba principale sia quella di Gengis Khan – dice –, di uno dei suoi figli (Tolui o Ogodei khan) oppure di suo nipote Kublai Khan (quello di Marco Polo). Quel che è certo è che si tratta di uno dei più importanti Gran Khan mongoli». L’intero complesso occupa circa 25 ettari di terreno collinare, ricoperto dalla foresta. Si tratta di una scoperta davvero eccezionale perché, «fino ad ora non era mai venuta alla luce nessuna tomba dei grandi Khan mongoli – conclude Marmai – e si può dire che tale sepolcreto imperiale rappresenti un unicum, giacché nulla di simile esiste in altre parti della Mongolia».
Guglielmo Zisa
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