Da scarto a risorsa, gettate le basi per una filiera della lana regionale

TRAMONTI DI SOTTO. Creare una filiera della lana regionale e fare della lana sucida, ossia quella sporca appena tosata, una risorsa: sono gli obiettivi del progetto del Consorzio agro-silvo-pastorale delle Valli e Dolomiti friulane. Un piano che contempla anche il salvataggio del centro di lavaggio della lana di Bergamo, che impiega una decina di addetti. Il Consorzio, nato a febbraio 2017 dal desiderio di piccoli produttori delle valli e montagne pordenonesi di riorganizzare le risorse in un’ottica compartecipata e di multi-filiera, ha dato avvio al piano dedicato alla filiera della lana in occasione della festa della tosatura, tenutasi a Tramonti di Sotto.
Come spiega il presidente del Consorzio Alberto Grizzo, «la lana rientra nella categoria dei sottoprodotti e non in quella delle materie prime e deve essere trattata per ridurre la carica di batteri patogeni. Questo trattamento ha però costi elevati: non essendoci tornaconto per gli allevatori, questi ultimi la gettano piuttosto di sostenere le spese di lavorazione. A complicare il quadro il fatto che in Italia i centri di lavaggio sono pochi. Rilanciare un mercato delle lane pulite provenienti dai piccoli produttori locali è difficile per i costi proibitivi e la mancanza di centri di lavaggio non industriali». Il Consorzio si è scontrato con questa realtà quando ha avviato la ricerca, in Nord Italia, di un centro al quale consegnare la lana sucida per evitare che questo bene che l’ente possiede, grazie al gregge transumante, diventasse scarto.
«La lana sucida è una risorsa preziosa che può essere trasformata e rimessa in circolo, alimentando il sistema economico circolare su cui si fonda il Consorzio – sottolinea Grizzo –. L’unico centro trovato è stata la Manifattura Ariete di Bergamo, ma abbiamo scoperto che è stata messa in liquidazione». Trovare un’alternativa per il Consorzio era fondamentale: si è dunque guardato oltre confine. «In Slovenia abbiamo individuato un centro che lava e lavora piccoli quantitativi di lana – fa sapere –. L’azienda Soven, attiva dal 1996, riceverà quest’anno la lana sucida del gregge consortile, tosata durante la festa in Val Tramontina, affinché venga lavata. Con la lana verranno prodotti articoli all’interno dell’azienda che saranno poi acquistabili nelle Valli e nelle Dolomiti friulane. La collaborazione con la Soven, che permette di mantenere vivi i rapporti con realtà transfrontaliere attive nel settore, sarà limitato a quest’anno».
L’auspicio di Grizzo è che dal 2019 si possa contare sullo stabilimento di Bergamo: il Consorzio si è sì affidato alla Slovenia per fare fronte alle necessità impellenti, ma al contempo ha deciso di puntare sulla realtà lombarda in liquidazione. «La notizia della liquidazione della Manifattura Ariete, legata all’eccessiva competitività del mercato, ci ha toccato: come Consorzio abbiamo deciso di impegnarci affinché questa realtà passi da attività imprenditoriale a cooperativa, facendo diventare i lavoratori soci – riferisce –. Questo cambiamento di status consente di mantenere il livello occupazionale e non disperdere patrimonio artigianale e di conoscenze del personale. È stata redatta una lettera di intenti in cui il Consorzio si schiera a favore della Manifattura, sottoscrivendo una quota di capitale e impegnandosi, una volta riattivato il centro, a conferire la lana prodotta dal gregge consortile».
«Mantenere vivi centri come quelli di Bergamo è importante per impedire che la filiera della lana dei piccoli produttori scompaia – conclude Grizzo –. Attraverso il progetto dedicato alla filiera dei piccoli produttori ci impegniamo a sensibilizzare la comunità su queste tematiche, mostrando come sia possibile tornare a valorizzare e immettere nell’economia locale un bene che oggi, a causa delle normative e della mancanza di punti di appoggio nel mercato, viene considerato uno scarto».
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