Cuori e fiori ricamati: a scuola da Maria Pia per imparare l’arte della tecnica d’Assia

Ricercatissima da stilisti di tutta Italia. Così come dalle aziende che la vogliono non solo per consulenze, ma anche per affidarle l’organizzazione di sfilate e mostre. E pure da chi desidera apprendere l’arte del ricamo. O meglio: l’arte del ricamo firmata da Maria Pia Gaiart. Originaria di Paderno nel Bellunese, classe 1950, è in Friuli da 45 anni – prima a Venzone, attualmente a Rivoli di Osoppo –, dopo il trasferimento dal Veneto per il lavoro del marito.
Ago e filo hanno sempre accompagnato la sua vita. Fin da piccola. «Già in asilo sapevo cucire, anche se a quei tempi era del tutto normale», commenta. Tanto che dopo le medie non c’è stato alcun dubbio sul percorso di studi: l’istituto professionale di ricamo e sartoria di Feltre. Dopo le superiori ci sono stati i corsi all’Accademia di Treviso per perfezionarsi in disegno di moda e del figurino. Subito dopo l’impiego in una laboratorio di sartoria a Belluno. Dopo il trasloco in Friuli, l’attività di sarta che continua e a cui comincia ad affiancare l’insegnamento.

Il terremoto, però, interrompe il progetto che Maria Pia coltiva da sempre. Creare un laboratorio-scuola tutto suo «dove far viaggiare di pari passo sartoria e ricamo». Ma il sogno è solo accantonato. Nel ’90 diventa realtà. Con la nascita di «à-jour» (espressione francese che indica il tipo di ricamo eseguito con il punto a giorno). Da quel momento Maria Pia non si ferma più. Nella sua bottega, allora a Gemona, crea su misura dai capispalla agli abiti da sposa. I suoi ricami cominciano a impreziosire corredi e biancheria per la casa.
Non solo. Diventano parte integrante dei capi di sartoria che nascono dalle sue mani. E il suo «regno» diventa anche scuola. «Non sono mai stata gelosa di ciò che so fare. Non ho paura che mi portino via il mestiere. Anzi. Mi piace trasmettere quello che so».
Proprio per questo nel 2003 decide di chiudere la sezione sartoria. «Sembra un controsenso – commenta –. Ma faticavo a conciliare il tanto lavoro con la mia grande passione: ricamo e insegnamento». Nel frattempo sposta il laboratorio da Gemona alla sua abitazione a Rivoli di Osoppo. E apre una seconda sede di «à-jour» a Vittorio Veneto, dove svolge pure attività di consulenza per le aziende del tessile e della moda.
Da 20 anni a questa parte, alle aspiranti ricamatrici «trasmette» uno stile tutto suo. Ricami inconfondibili e ormai riconosciuti in ogni dove, richiestissimi dappertutto, persino dall’Australia. Caratterizzati da «sfilature altissime» (così si chiamano in gergo), anche di 7/8 centimetri; e dall’uso di filati pregiati, sete antiche soprattutto. Le sue creazioni non sono mai eccessive nell’uso dei colori e laddove il ricamo incontra la stoffa – dai cappotti agli abiti – «il classico si fonde sempre col taglio moderno». Il capo è così destinato a durare nel tempo. E spesso diventa il protagonista – così come i sofisticati merletti – di mostre ed esposizioni. Che Maria Pia progetta e realizza – per sé e per gli altri – in ogni minimo dettaglio. Dalla location – di solito ville antiche che prende in affitto per l’occasione –, all’arredamento sul quale riporre i lavori per farne apprezzare i più millimetrici particolari.
Vere e proprie opere d’arte spesso presenti in riviste del settore e persino su Vogue. Addirittura i pizzi firmati da Maria Pia, grazie ad una ditta siciliana che li riproduce in polvere di marmo di Comiso, vengono impressi a mezzo stampaggio in oggettistica e accessori di design.
Il segreto che le consente di attirare tanto interesse, anche al di là degli addetti del settore, è dato dalla perfezione dei suoi lavori. Dietro ogni realizzazione che esce dal suo laboratorio c’è un’accurata progettazione (con tanto di prototipo) che tiene conto, spiega l’artigiana di ago e filo, del tessuto nel quale sarà poi incastonato il merletto, delle proporzioni della parte ricamata, della scelta dei filati e dell’abbinamento dei vari punti. Insomma, tutto deve risultare armonioso. Una impeccabilità che Maria Pia pretende pure dalle sue allieve. «Consiglio sempre di non avere fretta: poco ma ben fatto. Se così non è, faccio disfare». Un lavorare «a regola d’arte» che è da sempre l’unico suo marchio di fabbrica.
Talmente conosciuto nel settore che Maria Pia è stata scelta come insegnante anche dal Giappone. Quattro ricamatrici hanno fatto per tre anni la spola tra Tokyo e Rivoli, affascinate dal suo stile. Come l’antico punto di riempimento tipico del ricamo d’Assia – di origine tedesca –, che lei per prima, reinterpretandolo, ha portato in Italia. Applicandolo un po’ ovunque: dalle vestine per i battesimi ai cuscini per le fedi nuziali, dai tendaggi ai tovagliati. È caratterizzato da disegni simbolici che rappresentano la quotidianità e le relazioni sociali.
Come il cuore e i motivi floreali, prediletti da Maria Pia. Che in ogni creazione, spiega, inserisce un pezzetto della sua vita e dei suoi sentimenti. Come in quel mandala appeso al muro. «In quei ricami – dice, indicandolo –, c’è il “racconto” di una mia sofferenza, ormai per fortuna superata».
Una caratteristica che cerca di trasmettere anche alle allieve – alcune, affezionatissime, la seguono da sempre –, molte delle quali dopo anni di studio hanno avviato, con successo, attività artigianali in proprio. E lei ammette: «La grande soddisfazione è sì quella di tramandare capacità tecniche, ma pure di vedere che le realizzazioni vengono fatte col cuore e con un’impronta personale». Perché in fondo, accanto alla perfezione è questo che le aziende dell’abbigliamento cercano oggi nelle pochissime artigiane ricamatrici rimaste. «Che sappiano interpretare sentimenti in maniera originale». Quell’«in più» che va oltre la capacità di destreggiarsi con ago e filo. Motivo per cui i suoi corsi hanno sempre delle lunghe liste d’attesa. E sono richiestissimi in ogni parte d’Italia. Maria Pia per 8 anni ha fatto avanti e indietro per Sicilia, Trentino Alto Adige e Lombardia. Anche l’Istituto D’Aronco di Gemona in passato l’ha voluta in classe come consulente esterna per l’indirizzo di operatore della moda. Sue esposizioni sono state ospitate anche a Londra e a Toronto.
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