Cucina il pesto con un'erba velenosa e muore intossicato. L'autopsia della vittima: la dose è stata subito fatale

TRAVESIO. Dopo 20 ore, il processo di intossicazione innescato dall’assorbimento della colchicina, il veleno letale contenuto nel falso zafferano, era già irreversibile. Erano già trascorse quando Valerio Pinzana, 62 anni, di Travesio, ha telefonato al suo medico di famiglia per chiedere un consiglio. È quanto emerge dalle prime valutazioni dopo l’autopsia, eseguita ieri dall’anatomopatologo Giovanni Del Ben.
Al vaglio della procura eventuali profili di responsabilità nel decesso di Pinzana. Avrebbero dovuto essere prescritti accertamenti clinici sulla base dei sintomi dichiarati dal paziente? E se così fosse stato, ne avrebbero impedito la morte? Sono i quesiti posti dal pm Carmelo Barbaro . Il medico Roberto Pradolin, residente a Frisanco, difeso dall’avvocato Fabio Gasparini, ha nominato come consulente di parte Lucio Bomben. L’autopsia è durata più di 4 ore.
Del Ben ha effettuato numerosi prelievi istologici e ha acquisito le cartelle cliniche di Pinzana: avrà 60 giorni di tempo per trasmettere le sue conclusioni al pm. Confermata la causa del decesso: avvelenamento acuto da colchicina. I carabinieri della stazione di Meduno hanno ricostruito i fatti. Pinzana è stato ricoverato in ospedale giovedì 1° aprile, tre giorni dopo il pranzo fatale. Lunedì 29 marzo ha raccolto le erbe spontanee durante una passeggiata.
Era convinto di aver preparato un pesto a base di aglio orsino. Ci ha condito la pasta. La compagna Marina l’ha solo assaggiata, poi il sapore amaro l’ha fatta desistere. Valerio, invece, ha finito il piatto. Entrambi si sono sentiti male, ma la donna, l’indomani si è ripresa. Il 62enne, invece, è peggiorato. Nella tarda mattinata di martedì 30 marzo la coppia ha chiamato il medico. Pinzana ha riferito di essersi sentito male dopo il pranzo del lunedì, specificando di aver fatto un pesto con l’aglio orsino. In base agli elementi forniti dal paziente, il dottore non poteva immaginare che nel condimento ci fosse il colchico.
Giovedì, quando Valerio è stato ricoverato in ospedale, il centro antiveleni di Pavia, contattato per individuare la sostanza tossica, ha spiegato che ormai non c’era più nulla da fare: la lavanda gastrica va fatta entro poche ore. Dopo alcuni giorni di agonia, il 62enne è deceduto in ospedale. «Confidiamo – ha commentato l’avvocato Gasparini – che a conclusione degli approfondimenti, necessari vista la rarità dell’evento, sia confermata l’estraneità del dottore. Parrebbe che il medico sia stato avvisato troppo tardi: in quel momento qualunque terapia non sarebbe stata efficace».
Riproduzione riservata © Messaggero Veneto