Creazioni per tessuti e accessori di lusso: l’estro di Elena e Alice piace all’alta moda

Elena Sanguankeo e Alice Gregori, sua collaboratrice, sono due “textile designer”. Significa disegnatrici di tessuto. La loro storia è un intreccio. Di incontri. E non solo. Che le ha portate – nel loro laboratorio di Collalto di Tarcento, “AV Hand Woven” – a creare a mano, con telai in legno, «intrecci» che diventano tessuti e accessori di lusso per le più prestigiose firme dell’alta moda francesi e italiane. Attraverso la Mantero Seta – azienda per la quale sviluppano ricerche, campionari e produzioni –, leader mondiale nelle creazioni di accessori di lusso che annovera tra i suoi clienti Chanel, Gucci, Louis Vuitton, Versace, tanto per citarne alcuni.
Elena, classe 1982, mamma friulana e papà thailandese, a 18 anni lascia Bangkok – dove è nata – per l’Italia. La scelta – «senza il minimo dubbio» – cade su Roma dove frequenta la prestigiosa Accademia Costume & Moda. Nel frattempo vive con una cara amica della mamma. La costumista Rosanna Andreoni – tra gli altri, suoi gli abiti della miniserie Fantaghirò e del film “La principessa e il povero” –, per anni collaboratrice dello scenografo Danilo Donati, due premi Oscar all’attivo. «Sono arrivata in Italia con le idee ben chiare – dice Elena –. Volevo lavorare nel campo dell’abbigliamento e Rosanna è stata la mia fonte ispiratrice. Sapevo cucire e ricamare perché in Thailandia si impara a scuola fin dai 5 anni. Ma ero tutta da plasmare». Il periodo “romano” è fatto di studio duro e di impegno senza sosta. Poi Elena comincia a girare l’Italia.
«Disegnavo collezioni per case di moda, ma non mi piaceva», ammette. Si trova a Bologna quando conosce quello che oggi è il suo compagno e papà dello loro figlia Chloe di 10 anni. Anche Gianpiero lavora nell’ambiente: il suo settore è il denim. Nel frattempo Elena, con quella che è ormai la sua famiglia, decide di rientrare nella terra d’origine della madre (anche lei tornata in Friuli). E oggi vive a Udine. «Quando è nata mia figlia c’è stata la svolta. Ho compreso che la superficialità che caratterizza il mondo della moda non rifletteva il mio di modo di vedere la vita. Volevo qualcosa di più profondo. Così mi sono detta: perché non andare alla radice?». E alla radice è andata: iniziando a creare tessuti. Da zero.
È stato allora che Elena è entrata in contatto con la bottega di tessitura a mano “Arteviva”, fondata a Udine da Liviana Di Giusto. «Sono entrata nel suo atelier da allieva». E lì è rimasta dal 2010 al 2017. Ed è proprio in Arteviva che incontra Alice, classe 1991, nativa di Ronchi dei Legionari, triestina d’adozione, diplomata all’Istituto d’arte di Gorizia e come bagaglio una proverbiale manualità coltivata fin da piccola. «Fin da quando nonno Franco mi lasciava lavorare con il legno, nonna Lucia mi permetteva di aiutarla in giardino e nonna Faedda mi ha insegnato tutti i segreti del lavoro a maglia. Ho sempre amato usare le mani».
Così quando, grazie al compagno di Elena, entrano in contatto con l’organizzazione di Pitti Immagine Filati sono prontissime a proporre nel luogo da cui partono le nuove tendenze moda a livello mondiale, ciò che creano in Friuli. Da quel momento non hanno più smesso e due volte all’anno sono a Firenze tra i protagonisti dell’appuntamento internazionale di riferimento del settore dei filati per maglieria. Quello che richiama da tutto il mondo i più importanti addetti ai lavori del fashion business. «Lì sviluppiamo i campioni per lo “Spazio Ricerca” dove vengono presentati i tessuti per le nuove stagioni».
Un anno fa la decisione di spostarsi in uno spazio più grande. «Da Arteviva tutti i nostri telai non entravano più. Anche se ci siamo trasferite, Liviana resta il punto di riferimento. Per noi è come una madre – dicono all’unisono –. Non ci ha trasmesso solo i segreti del mestiere, ma l’amore e la dedizione per quello che facciamo». Una professione non facile. Che a volte richiede ore senza sosta a tramare fili. Come in questi giorni.
C’è da consegnare una delle sei collezioni annuali di accessori per la Mantero Seta. Quando Elena e Alice ci aprono le porte di quello che è il loro regno, sono assorbite dal nuovo campionario. Destinato a Parigi. Che non si può descrivere perché tutto, finché non arriva in passerella, è top secret. Si può solo raccontare che i filati lavorati sono esclusivamente seta e cashmere. Che – come avviene per ogni collezione – le maisons assegnano loro un tema. Da quel momento Elena e Alice iniziano a studiare, documentarsi, confrontarsi, sperimentare. «I nuovi tessuti li “schizziamo” direttamente su un piccolo telaio». Niente carta, matita e colori, dunque. Tutto quello che nasce dalla loro inventiva sarà poi inviato al cliente. Se il progetto piace, arrivano le commesse. «Per fortuna, raramente capita che una nostra proposta non venga accettata», raccontano con orgoglio. «La soddisfazione più grande, dopo ore e ore di lavoro, spesso anche sabato e domenica, è vedere sfilare le nostre creazioni». Anche se nel mondo della moda le due artigiane restano sempre dietro le quinte. E di fatto il loro nome non compare nelle collezioni. Un dettaglio che non mina il loro entusiasmo. Sempre alle stele. Ben si intuisce anche quando parlano di “Carmina Campus”.
«Un progetto che riflette la nostra filosofia di vita», commentano. Lo firma Ilaria Venturini Fendi, figlia di Anna e nipote di Edoardo Fendi e Adele Casagrande, fondatori della dinastia della «griffe» di successo. Si tratta di un percorso che l’ha portata a creare borse e accessori con materiali di riuso. Quando ha incontrato Elena e Alice si è subito “innamorata” della loro abilità e della possibilità di riutilizzare filati di rimanenze di produzioni per dar vita a pezzi unici, venduti al “Re (F)use shop” nel centro di Roma. «In tutto ciò che creiamo c’è una parte di noi, la nostra fantasia, la nostra sensibilità e la nostra idea di sostenibilità. Abbiamo la fortuna di fare un lavoro che a sera ci fa andare a dormire soddisfatte per quello che abbiamo creato. Ci riteniamo fortunate ed è per noi un privilegio portare avanti un mestiere antico e affascinante». Nel quale le due creatrici di tessuti hanno «osato» anche andare «oltre». Al di là della tradizione. Che è poi quello che i clienti apprezzano e ricercano in loro.
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