Crac Tonutti Wolagri tra compensi, nozze e bonifici in Irlanda

La Procura ha contestato la bancarotta a tutta la famiglia. La difesa: «Lo stato d’insolvenza si manifestò solo nel 2014»

UDINE. La Tonutti Wolagri Spa versava in una «grave situazione finanziaria» quantomeno a partire dal 2009. Tutto quel che venne speso da quella data «senza una valida ragione commerciale» e sottoforma di «pagamenti preferenziali» a favore dei suoi stessi amministratori, quindi, rappresentò un’erosione del patrimonio che, di lì a sei anni, contribuì a portare la società al fallimento.

È attorno a questo castello accusatorio, frutto dell’esame di montagne di documentazione contabile, che la Procura di Udine ha contestato a Carletto Tonutti, 67 anni, e alla sua famiglia, fondatori della storica fabbrica di macchine agricole di Remanzacco, una serie di bancarotte fraudolente, oltre che un’ipotesi di mendacio bancario e una di truffa, in relazione al default della sua attività, dichiarato con sentenza del tribunale di Udine del 9 febbraio 2015.

L’avviso di conclusione delle indagini preliminari, a firma dell’allora procuratore aggiunto Raffaele Tito (ora a capo dell’ufficio di Pordenone), sono stati notificati in questi giorni a lui, che della società era stato il presidente, a sua moglie Emanuela Zanin, 61 anni, vicepresidente, entrambi residenti a Tricesimo, e ai figli Gianmaria e Fulvio, 38 anni, residenti rispettivamente a Udine e Aiello, consiglieri. Nell’inchiesta è rimasta coinvolta anche Donatella Paoluzzi, 54, di Remanzacco, in quanto loro locataria, per un’ipotesi di distrazione senza concorso con il fallito.

Secondo la Guardia di finanza di Udine, che ha condotto le indagini, le operazioni contestate avrebbero posto le premesse per un aggravio dei bilanci della Tonutti Wolagri, a tutto danno alla vasta platea di creditori (oltre 400) che, conti alla mano, vantavano crediti per un importo complessivo di oltre 19 milioni di euro. Diverse le voci finite sotto la lente degli investigatori.

Compresi i 6.909 euro ritenuti «distratti» dall’impresa per sostenere le spese del matrimonio di Gianmaria, celebrato il 21 settembre 2013. A non quadrare, poi, tutta una serie di pagamenti preferenziali. Al solo Carletto Tonutti si chiede di rispondere di bonifici, per un totale di 232 mila euro, ordinati tra il febbraio e il maggio 2014 a favore della srl Tonutti group, società facente capo esclusivamente a lui e alla sua famiglia.

A tutti e quattro, invece, si contestano le somme che corrisposero a se stessi, a titolo di compenso, in anni in cui la Tonutti «non era in grado di adempiere alle proprie obbligazioni»: 168.728,84 euro nel 2010, 145.645 nel 2011, 168.416 nel 2012, 147.758,84 nel 2013. Per complessivi 630.548,68 euro.

Sono invece considerate una «distrazione» la decisione di cedere gli immobili di Remanzacco (uffici e produzione), con tre distinti contratti fra il 2008 e il 2010, per circa 600 mila euro, alla Fin Nord Est spa (poi Tonutti Group srl), società immobiliare di famiglia, e quella di affittarli immediatamente dopo alla spa Tonutti, peraltro «a prezzi esagerati di almeno un quarto del valore».

L’accusa di mendacio bancario e la presunta truffa a esso collegato si riferiscono a una serie di fatture di vendita considerate false, in quanto relative a compravendite mai concluse, e presentate a due banche, per ottenere l’erogazione di credito. Anticipi per rispettivi 237.193,32 euro e 144 mila euro, di cui le banche hanno chiesto conto insinuandosi a loro volta nel passivo fallimentare.

Torna infine, qui come ipotesi di bancarotta - ed è la più pesante in termini di volume -, una vicenda affrontata già dal tribunale con esito favorevole agli imputati: quella dei bonifici per complessivi 6.481.197,94 euro corrisposti tra il 1998 e il 2003 verso conti correnti esteri intestati alla Fin Agri Consultans ltd, con sede in Irlanda. Soldi che gli inquirenti considerano a loro volta distratti.

Difesa dall’avvocato Maurizio Miculan, la famiglia si è detta pronta ad affrontare con serenità anche questo processo, «convinta di poter giungere a una sentenza di assoluzione, come sempre sin qui avvenuto». L’impostazione accusatoria, secondo il legale, «si basa su un presupposto contabile errato, ovvero che la società fosse insolvente a partire dal 2009.

E che tutti i pagamenti successivi a questo esercizio, sia in termini di compensi agli amministratori, sia quanto agli affitti al proprietario dell’immobile in cui Tonutti Wolagri svolgeva la propria attività industriale, sarebbero preferenziali. I dati economico-finanziari della società fallita – afferma Miculan – dimostrano una realtà diversa: lo stato di insolvenza si manifestò solo nel 2014, quando si cercò d’intervenire, anche con l’ingresso di un nuovo socio, per salvare l’azienda.

Alla fine del 2013, Friulia, dopo mesi di approfondita due diligence, aveva manifestato disponibilità a entrare nel capitale di Tonutti Wolagri, situazione impensabile laddove la società fosse stata insolvente». Quanto ai circa 6,5 milioni di euro alla società irlandese, «le operazioni sono state effettive e la vicenda è già stata oggetto, per gli aspetti penali-fiscali, di altro processo definitosi solo qualche mese fa con sentenza di assoluzione con formula piena.

Parliamo, peraltro, di versamenti che si esauriscono 12 anni prima del fallimento, con l’evidente conseguenza che, a tutto voler concedere, non hanno avuto alcuna efficacia eziologica nella provocazione di un dissesto manifestatosi dopo tutto quel tempo».
 

Riproduzione riservata © Messaggero Veneto