Crac Spav, il presidente patteggia 20 mesi

Era stato accusato anche per la bancarotta della controllata Tecnoimage. Assolta la figlia e sei mesi al liquidatore
ANTEPRIMA Martiagnacco 23-10-2008 spav
ANTEPRIMA Martiagnacco 23-10-2008 spav
Alle accuse di bancarotta preferenziale e semplice relative al fallimento della “Tecnoimage srl” di Martignacco, che la Corte di Cassazione aveva rimesso al gup su impugnazione della Procura di Udine, si era aggiunta in corsa quella della bancarotta fraudolenta maturata a seguito del fallimento della sua controllante, la “Spav prefabbricati spa” di Martignacco, e a sua volta contestata a colui che dei Consigli d’amministrazione di entrambe le società era stato il presidente. Ieri, per Roberto Turello, 69 anni, di Lignano Sabbiadoro, la vicenda - riunita in un unico procedimento - si è chiusa con il patteggiamento di complessivi venti mesi di reclusione, sospesi con la condizionale.


La sentenza è stata emessa dal gup del tribunale di Udine, Andrea Comez, che, valutato positivamente il versamento da parte dell’imputato di una somma di denaro alle curatele a titolo di parziale risarcimento - in aula, come legale di parte civile per il fallimento Spav, l’avvocato Maurizio Conti -, ha convenuto sulla concessione delle attenuanti generiche proposta dalle parti. Nella ricostruzione accusatoria per il solo crac della Tecnoimage, il pm Paola De Franceschi aveva coinvolto anche Marianna Turello, 41 anni, di San Vito al Torre, figlia di Roberto e all’epoca vicepresidente del Cda, e Daniele Macorig, 57, di Udine, in qualità di liquidatore (dal giugno 2011 al maggio 2012). Al centro dell’inchiesta era finita, in particolare, la serie di pagamenti preferenziali eseguiti a favore della capogruppo, a pochi mesi dal fallimento (28 giugno 2013) e nonostante l’esistenza di passività di rango privilegiato per oltre 150 mila euro.


Il gup Emanuele Lazzàro, tuttavia, il 25 giugno 2015 aveva deciso per tutti il non luogo a procedere. Proprio come chiesto dal difensore, avvocato Luca Ponti, che, sostenendo la tesi della «legittimità della finanza di gruppo», aveva insistito sulla possibilità che la controllante o, comunque, la società più sana si accollasse i debiti delle partecipate o, in ogni caso, delle società infragruppo in stato di difficoltà.


La Procura, però, non si era arresa e, impugnato il verdetto, aveva presentato ricorso per Cassazione. È a questo punto che il procedimento si era spaccato in due: esclusa la contestazione più grave della bancarotta fraudolenta, gli ermellini avevano annullato il resto della sentenza, con rinvio ad altro gup di Udine. Tornate nuovamente in aula, le posizioni di Macorig e Marianna Turello hanno imboccato due strade processuali diverse: lui ha preferito patteggiare sei mesi di reclusione, sospesi con la condizionale, mentre lei è stata assolta con il rito abbreviato. Anche in questo caso, per inquadrare i fatti l’avvocato Ponti ha ribadito la «sussistenza di una logica di gruppo».


La Spav, storica azienda friulana travolta dalla crisi economico-finanziaria insieme ai suoi circa ottanta dipendenti, era stata dichiarata fallita il 5 marzo 2015 e l’inchiesta penale che ne era seguita aveva investito il solo Roberto Turello. A insospettire gli inquirenti era stato l’acquisto del 10 per cento del capitale sociale della “Incos srl”, con sede allo stesso indirizzo della “Turlo di Turello Roberto & C sas”, per 120 mila euro. Un’operazione considerata discutibile sia sul piano finanziario, visto che il valore contabile della partecipazione era stato calcolato in 9 mila euro, sia su quello della tempistica, considerato che all’epoca della firma (il 1° febbraio 2013) la Spav aveva già accumulato «debiti erariali per centinaia di migliaia di euro».


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