Crac in serie, nuova condanna per i Sistro

UDINE. Tre anni di reclusione, che si aggiungono ai sette inflitti nel 2014 (e poi limati dall’Appello di Trieste) e che, ancora una volta, confermano l’impianto accusatorio ipotizzato dalla Procura di Udine della bancarotta fraudolenta per distrazione, attraverso operazioni finanziarie compiute all’interno del medesimo gruppo societario.
La sentenza del secondo processo a carico di Giuseppe Paolo Sistro, 64 anni, originario di Udine e residente a San Felice a Cancello (Caserta), è stata emessa ieri dal tribunale collegiale presieduto da Angelica Di Silvestre (a latere Roberto Pecile e Luca Carboni).
E a pagarne le conseguenze sono stati, di nuovo, anche i familiari: la figlia Maria, 35 anni, di San Giorgio di Nogaro, e la nuora Loredana Pascarella, 36, di San Felice a Cancello, a loro volta condannate a 2 anni di reclusione (sospesi solo per Pascarella). Per tutti, anche l’onere del risarcimento dei danni al fallimento, costituitosi parte civile con l’avvocato Andrea Sandra, con provvisionale di 90 mila euro e quantificazione in separata sede.
Una “galassia” societaria costituita e gestita da Sistro come un «unicum» per le movimentazioni di capitali da una srl all’altra: questo avevano rilevato le indagini condotte dalla Finanza sotto il coordinamento del procuratore Raffaele Tito, e questo ha sostenuto in aula la pm Barbara Loffredo, che ne aveva ereditato il fascicolo, contestando la distrazione di 426 mila euro agli amministratori della “Sesto”, già “Sistro immobiliare” di San Giorgio, dichiarata fallita il 23 novembre 2012. Soldi dissipati tra il 2010 e il 2011 in parte attraverso pagamenti a favore della “Sma”, della “Rossi costruzioni” e della “Cerchiaia”, tutte facenti capo al gruppo di Sistro, e in parte con causali ritenute dagli inquirenti «non comprensibili».
Per lo stesso procedimento era già stato condannato Alfio Elmetti, 59 anni, di Montevarchi, che aveva scelto il rito abbreviato.
Nel tentativo di smontare dalle fondamenta l’inchiesta, l’avvocato Francesco Murgia, di Treviso, aveva parlato di «lettura a specchio» di una vicenda in cui la prima condanna - per la bancarotta della “Commerciale Friuli srl” di San Giorgio, che nel 2010 aveva rilevato la Cdm srl, del gruppo di abbigliamento Mazzorato - avrebbe potuto e dovuto porre fine alla materia del contendere.
«Trattandosi di provento di attività illecita di amministratori di società diverse, una che emette e una che riceve – ha argomentato il legale –, la condotta distrattiva non può essere moltiplicata all’infinito». Scontato l’appello.
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