Crac Amato, assolto Claudio Siciliotti

Assolto «perché il fatto non costituisce reato». Il commercialista udinese Claudio Siciliotti , 64 anni, già presidente nazionale dell’Ordine dei dottori commercialisti, esce completamente pulito dalla bufera giudiziaria sul crac della storica azienda “Antonio Amato & C molini e pastifici di Salerno Spa”.
Assolte anche le due collaboratrici del suo studio Emanuela Troiero, codroipese di 53 anni, e Michela Cignolini, udinese di 49 anni, pure imputate nella vicenda finanziaria che vide crollare l’impero Amato.
Troiero e Cragnolini, come Siciliotti difese dall’avvocato di fiducia Luca Ponti, sono state entrambe assolte «perché il fatto non sussiste». La sentenza è arrivata ieri sera, dopo che per oltre sei ore i giudici del tribunale di Salerno (presidente Fabio Zunica, a latere Marilena Albarano e Ginevra Piccirillo) si sono ritirati in camera di consiglio.
Nel fascicolo aperto dalla procura di Salerno erano stati inseriti 28 indagati, la maggior parte dei quali di origine campana. Siciliotti – in concorso con Giuseppe, Antonio e Giuseppe Amato – in qualità di consulente, era stato accusato di aver favorito la vendita per 20 milioni di euro di un vecchio stabilimento dismesso dal pastificio alla Amato re, società consorella della Spa per trasformarlo in un condominio di lusso.
Alienazioni agevolate in concorso con l’ex presidente dell’ordine dei commercialisti di Novara Roberto d’Imperio quando l’azienda già versava in condizioni di dissesto. Secondo la procura l’operazione era servita a mettere al sicuro fondi dall’azienda prima del default. Stando alla tesi accusatoria, dunque, Siciliotti aveva suggerito di separare l’immobile dalla gestione sociale, concorrendo alla dissipazione del patrimonio. Accuse che Siciliotti ha sempre respinto.
È stata la difesa a smontarle in dibattimento, fino ad arrivare all’assoluzione di Siciliotti. Troiero e Cignolini, collaboratrici dello studio di Siciliotti, erano componenti del collegio sindacale della Amato re; Cignolini era anche presidente e consigliere delegato della Private trust Company. Nei loro confronti veniva contestata l’omessa vigilanza sull’osservanza della legge e sulla corretta amministrazione in presenza di operazioni che erano state poste in essere mettendo a repentaglio la stabilità economica delle stesse società.
La procura di Salerno, dopo il dissesto finanziario che aveva portato al fallimento l’azienda con un buco da 100 milioni di euro dichiarato il 20 luglio 2011, aveva formulato le ipotesi di reato di bancarotta fraudolenta per distrazione e documentale nei confronti dei suoi vertici e di coloro che li avevano mal consigliati.
Alcuni degli indagati avevano già scelto la via del patteggiamento nel 2012, come gli stessi Amato, altri avevano fatto ricorso al rito abbreviato. Nei confronti di Siciliotti, il pubblico ministero Vincenzo Senatore, nel febbraio scorso aveva richiesto la condanna a una pena di 2 anni e 10 mesi. Una richiesta che, evidentemente, non è stata ritenuta sufficientemente motivata dai giudici i quali, pur pronunciando pesanti condanne per molti degli imputati, hanno assolto tutti e tre i friulani. Comprensibile la soddisfazione dell’avvocato Ponti per «una vittoria su tutta la linea che corona l’impegno profuso».
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