Costa Concordia i costi del naufragio La tesi di Martina

Le conseguenze di due naufragi a confronto, quello del transatlantico Andrea Doria e quello della nave da crociera Costa Concordia. Il primo risale al 1956 ed è accaduto nell’Italia del boom economico infrangendo così il sogno degli italiani, il secondo si è verificato nell’era della crisi economica, ma per come è stato gestito al momento della richiesta di soccorso, ha gettato un’ombra sull’immagine del nostro Paese.
Due tragedie simili nella dinamica, studiate in tutti i loro aspetti economici da Martina Rossi, 24 anni, laureata magistrale, giovedì scorso, con 107/100 in Economia aziendale all’università di Udine. La neo dottoressa ha discusso una tesi (relatore il professor Andrea Cafarelli) dal titolo “Navigare necesse est, vivere non necesse: le implicazioni economiche dei naufragi dell’Andrea Doria e della Costa Concordia”. Rifacendosi all’attualità, la tesi ha attirato l’attenzione anche dei media nazionali, mentre Martina sogna di iniziare a lavorare in un’azienda, magari come stagista, pur avendo le porte aperte verso la carriera accademica.
Nata e cresciuta a Udine dove ha frequentato il liceo scientifico Copernico e dove ha iniziato ad amare la matematica, la neo dottoressa per sei mesi ha letto e riletto tutti i resoconti contabili delle operazioni di recupero dell’Andrea Doria e della Concordia passando al setaccio i costi e le implicazioni economiche che le varie fasi hanno provocato, in epoche diverse, sull’economia italiana. I risultati evidenziano i diversi aspetti sociali, i passi avanti compiuti sul fronte del sistema assicurativo che «oggi rimborsa persino i bagagli e il danno psicologico subito dai passeggeri, mentre nel 1956 la compagnia fu chiamata a rispondere di concorso di colpa e i passeggeri non furono risarciti».
In oltre mezzo secolo c’è stato un cambio di rotta anche sul fronte del danno ambientale «non preso in considerazione per il naufragio dell’Andrea Doria nell’oceano dove giace ancora il relitto, affrontato al meglio nel caso della Concordia con un progetto che ha richiesto un’operazione costata 600 milioni di euro» continua Martina soffermandosi sull’entità dell’indotto favorito da tale investimento tra le aziende italiane. Un’operazione che ha ridato lustro all’Italia cancellando così la macchia provocata da un Sos partito più di un’ora dopo la collusione con lo scoglio. «Ai tempi dell’Andrea Doria la richiesta d’aiuto arrivò 10 minuto dopo l’impatto con la nave svedese» ripete la neo dottoressa facendo notare le implicazioni che oltre mezzo secolo dopo ha provocato il naufragio della Concordia sul mercato delle crociere, il quale «dopo i primi due mesi di blocco ha saputo reagire con una buona campagna pubblicitaria che ha consentito di chiudere il 2012 con solo un -2,6% rispetto all’anno precedente. Ora nonostante la crisi il mercato croceristico è in espansione». Nella sua tesi, Martina non ha trascurato le ricadute turistiche provocate dalla presenza del relitto diventato un’attrattiva sull’isola del Giglio e la valutazione del volume d’affari prodotto nel 2012 dal transito delle navi e, quindi, dagli inchini, a Venezia. «Si tratta di 283 milioni di euro: 207 è il valore delle spese effettuate dai croceristi. Senza gli inchini si stima un calo del 90 per cento».
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