Cosa si ottiene dalla canapa? Dai maccheroni all’olio di semi e poi la cosmesi per viso e corpo

Tra gli scaffali del negozio Bangi di Pordenone che vende i prodotti e le infiorescenze. «È come bere una birra analcolica», spiegano per far capire che la “sostanza” è minima 

PORDENONE. Dall’olio ai cosmetici, dagli estratti alla pasta, passando per le più gettonate infiorescenze: della canapa non si butta via niente. E per questo nel negozio Bangi di viale Marconi a Pordenone, gestito da Stefano Zampieri, c’è di tutto un po’.

Per quanto riguarda il gradimento della clientela, la parte del leone la fanno le infiorescenze e gli oli estratti dalle piante di canapa: non contengono sostanze droganti o, perlomeno, al di sotto di una determinata percentuale pari allo 0,5% di Thc, limite fissato dalla legge 309 del 1990, il testo unico in materia di disciplina degli stupefacenti.

«È come bere una birra analcolica», spiegano nel negozio, per fare capire come la sostanza che fa “sballare” sia ridotta al minimo e non produca effetto psicotropo. Ma questi prodotti contengono un’elevata quantità di Cbd, la componente che aiuta a rilassare.

Così, o sotto forma di olio o estraendo il principio attivo dalle infiorescenze, viene assunto solitamente per il controllo del dolore cronico, come antispastico (ad esempio, per i malati di Parkinson), per contrastare gli effetti della fibromialgia, come rilassante e conciliante del sonno.

«Ricordiamo che non è uno stupefacente e nemmeno un farmaco: questa sostanza non guarisce, ma è un coadiuvante per lenire gli effetti di alcune situazioni che possono creare disagio», spiegano da Bangi.

Si tratta di prodotti che hanno un ventaglio di costo molto vario, a seconda di quantità e dimensione della confezione e si possono aggirare dai 30 ai 60 euro circa.

Proseguendo con il “viaggio” nel negozio, c’è tutta una parte alimentare che deriva principalmente dai semi di canapa. Usati tal quali o tostati, si mettono nelle insalate o nello yogurt assieme al muesli. Usati interi, vi si può ricavare anche il latte di canapa.

Questi semi vengono prodotti dalla ditta Da Pieve di Porcia, «giusto per fare capire come la filiera sia corta e i prodotti siano a chilometro zero».

Dai semi si estrae anche l’olio alimentare, ottenuto dalla spremitura a freddo dei semi: da quanto descritto, presenta un gusto delicato e piacevole, molto simile al gusto delle nocciole.

Ma l’olio di canapa trova importanti applicazioni anche nella cosmetica, grazie alla particolare presenza di Vitamina B1 e B2: si realizzano così creme per il viso e per il corpo.

Si legge ancora nelle informazioni esplicative affisse sullo scaffale del negozio che «conferiscono morbidezza alla pelle senza ungerla e proteggono dai radicali liberi, limitandone i danni cellulari».

Anche in questo caso, a seconda della dimensione della confezione e della tipologia del prodotto, un cosmetico alla canapa può aggirarsi dagli 8 ai 20 euro.

Se della canapa non si butta via niente, da quel che rimane dei semi spremuti e privati dell’olio si produce la farina con la quale si fanno alcuni alimenti, tra cui la pasta. Orecchiette, trofie, fusilli, maccheroni: non c’è limite alla forma, dimensione e gusto della pasta alla canapa.

Questa tipologia di farina, però, ha bisogno dell’aggiunta di altre farine: a seconda degli ingredienti usati, la pasta può avere l’aggiunta di glutine se si utilizza il grano, ma può essere adatta anche ai celiaci se si usano altre farine, come quella di riso.

In questo caso i prezzi possono variare tra i 3 e i 4 euro il chilo. Il negozio ha anche un’attiva pagina Facebook (da cui sono state tratte alcune delle immagini qui a fianco) che informa sulle ultime novità presenti oppure dà qualche suggerimento di utilizzo dei prodotti: uno degli ultimi post, ad esempio, immortala un piatto di pasta di canapa al ragù.

«Della sentenza penso abbia alimentato solo confusione e allarmismo – ha sottolineato Zampieri –. È una vera e propria intimidazione, perché se si legge il documento non cambia nulla rispetto al giorno prima: i nostri prodotti sono tutti privi di sostanza drogante». —


 

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