Coronavirus, le inchieste sui morti in casa di riposo: prime autopsie sulle salme degli anziani e controlli dei Nas nelle strutture

Rinviata la tumulazione dalla Procura per gli ultimi decessi. Il medico legale dovrà appurare se è stato il virus a causarli. In provincia di Udine controlli dei carabinieri dei Nas e acquisizione dei protocolli usati negli ospizi: l'obiettivo è accertare che le regole siano state eseguite

PORDENONE. Prime autopsie sugli anziani deceduti alla casa di riposo Micoli-Toscano di Castions di Zoppola. A disporle è stata la procura di Pordenone. Ieri sono arrivate le notifiche ai familiari. Gli esami autoptici cominceranno la prossima settimana e saranno scaglionati su più giorni.

CORONAVIRUS, I DATI

Ai medici legali il compito di stabilire se l’infezione da coronavirus abbia provocato o accelerato la morte degli ospiti o se invece la causa del decesso vada ricercata in un aggravamento delle patologie pregresse di cui soffrivano. Dovrà essere analizzata minuziosamente anche la documentazione sanitaria per ciascun degente.

All’azienda sanitaria del Friuli occidentale è stato già chiesto di liberare alcuni spazi all’obitorio di Pordenone, per fare posto alle salme da esaminare. La scelta degli inquirenti è al momento ricaduta su quanti non erano stati ancora sepolti o cremati, dunque sui casi più recenti.

I nomi, così come i dati su accessi, ricoveri, trasferimenti in strutture ospedaliere, terapie somministrate, sono stati raccolti dal database della casa di riposo a Castions dai carabinieri di Fiume Veneto. Il rapporto completo è stato inviato all’autorità giudiziaria.

Una donna di 78 anni e un militare in pensione sono le ultime vittime del Covid-19 in Friuli


L’avviso delle operazioni peritali disposte dalla procura ha raggiunto i parenti, in alcune situazioni appena in tempo, rinviando la tumulazione. D’ora in poi, in caso di eventuali decessi nella casa di riposo di Castions o di ex ospiti ricoverati in strutture ospedaliere per l’aggravarsi del quadro clinico l’autopsia diventerà la prassi.

I pm Federico Facchin e Maria Grazia Zaina, con la supervisione del procuratore Raffaele Tito, stanno indagando su una ventina di decessi di anziani con Covid19, già ospiti in struttura, avvenuti in provincia di Pordenone. Sedici di questi provenivano dalla casa di riposo di Castions. Altri cinque sono stati accolti, dopo il ricovero ospedaliero, all’hospice di San Vito al Tagliamento. L’attività investigativa è stata delegata alla guardia di finanza di Pordenone.

Ieri non si sono registrati né decessi né contagi nella struttura della Fondazione Micoli-Toscano, presieduta da Bruno Ius. Le strutture coinvolte nell’inchiesta hanno precisato, tramite i loro portavoce, di aver messo in atto tutte le disposizioni di sicurezza per proteggere ospiti e operatori dal contagio. Gli inquirenti intendono verificarlo.

PER APPROFONDIRE:

UDINE. Il faro acceso dalla Procura di Udine sulle case di riposo del Friuli in cui maggiore è stata l’incidenza di contagi e decessi non riguarda soltanto i casi di Mortegliano e Paluzza, ma anche quelli delle strutture di San Giorgio di Nogaro e Lovaria, dove pure il focolaio ha mietuto non poche vittime. Per un totale complessivo di 44 croci e di centinaia di altri anziani positivi al Covid-19.

L’indagine conoscitiva avviata in questi giorni per fare luce su eventuali responsabilità penali nella diffusione del virus è coordinata personalmente dal procuratore capo Antonio De Nicolo e dall’aggiunto Claudia Danelon. Gli accertamenti sono stati delegati ai carabinieri del Nas di Udine che, sotto il comando del capitano Fabio Gentilini, sono al lavoro anche negli altri ospizi del resto della regione finiti sotto la lente della magistratura. Un’attività lunga e complessa quella che gli inquirenti sono stati chiamati a svolgere, per ora a livello prettamente esplorativo, onde comprendere «se – come ha spiegato il procuratore – vi siano state carenze dal punto di vista assistenziale, medico o infermieristico» nella gestione del contagio.



Da qui, l’importanza di partire dai protocolli. Tutti, da quelli nazionali e regionali, fino a quelli predisposti dalle singole case di riposo e, un gradino più su, dalle rispettive aziende sanitarie. Una marea di circolari e disposizioni che i Nas hanno cominciato ad acquisire e che esamineranno e confronteranno, per verificare se le regole di contenimento siano state rispettate e applicate per tutti: dai pazienti ai loro familiari. Poi, una volta composto il puzzle delle misure, si passerà alle audizioni di tutte le persone - e saranno davvero tante - ritenute “informate sui fatti”. Testimonianze preziose per chiudere il primo giro di accertamenti e cominciare a tirare le somme. Per decidere, cioè, se sussistano gli elementi per formulare ipotesi di reato - dall’omicidio colposo plurimo all’epidemia colposa - e se procedere con l’iscrizione sul registro degli indagati di persone cui attribuire la possibile responsabilità delle relative omissioni.

«Non intendiamo puntare il dito contro qualcuno – ha precisato De Nicolo –. Siamo consapevoli di trovarci in presenza di un virus nuovo e che ha colto di sorpresa tutti. Al contrario, preferiamo adottare un surplus di prudenza, per evitare a chi, nel campo sanitario così come in quello assistenziale, ogni giorno si prodiga per salvare e aiutare vite umane, di sentirsi sotto accusa».

Gli anziani morti con diagnosi positiva al Covid-19, al momento, sono 19 alla “Rovere Bianchi” di Mortegliano, 12 alla “Matteo Brunetti” di Paluzza, 8 alla “Chiabà” di San Giorgio di Nogaro, e 5 alla “Muner De Giudici” di Pradamano. Un ulteriore decesso è stato registrato di recente alla Asp Carnia di Tolmezzo.

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