Corona padre e figlio: «Scriviamo storie dure, la vita è bella e feroce»

Mauro e Matteo venerdí insieme a San Giorgio di Nogaro. «Siamo due solitari di Erto, il luogo in cui si vive influisce»

PORDENONE. Circa un anno fa, proprio da queste pagine, con la sua prima intervista è cominciata l’avventura da scrittore di Matteo Corona, figlio d’arte del famoso Mauro, scultore, scalatore e autore di venti libri divenuti best-sellers. In questi mesi Matteo Corona ha avuto modo di confrontarsi col pubblico in molte sedi, dalle piccole librerie fino ai palcoscenici dei festival. Da qualche tempo anche in coppia col padre. E venerdí, alle 21, i due Corona sono attesi ospiti a San Giorgio di Nogaro, in occasione dei dieci anni dalla fondazione della Biblioteca Civica Villa Doria.

Due libri durissimi, quelli dei Corona. Matteo indaga la claustrofobia più nera, raccontando in Nelle mani dell’uomo corvo (Edizioni Biblioteca dell’Immagine) la storia drammatica di un rapimento, dove la giovane protagonista deve fare i conti col proprio aguzzino, libro metafora delle nostre paure ancestrali, dall’uomo nero dell’infanzia fino al terrore della perdita dei sogni e delle speranze nell’età adulta.

Il padre Mauro, in Come sasso nella corrente (Mondadori), recupera e narra, per la prima volta in maniera così sincera, la propria infanzia durissima, un’adolescenza senza freni e una vita che poi cresce e si sviluppa sotto i riflettori del successo per concludersi in un antro oscuro dove lasciare scorrere via tutto, fino a tornare terra tra la terra. Due romanzi dove la vita non lascia scampo, due romanzi nati dentro la stessa casa, tra le ripide montagne ertane.

– Matteo, come sono trascorsi questi dodici mesi da scrittore? Mauro, che impatto hai avuto dalla lettura del libro di tuo figlio?

Corona Jr: «Questi mesi li ho vissuti affrontando e tentando di vincere molte timidezze. Confrontarsi con le persone è stato anche terapeutico, a volte bello. Rimango timido, è il mio dna, ma per uno scrittore è fondamentale tirar fuori le proprie emozioni».

Corona Sr: «Mi chiedo come Matteo, cresciuto con l’affetto e il sostegno della famiglia, abbia potuto immaginare una storia tanto mostruosa».

Corona Jr: «Ti ricordo che una volta entrasti in casa affettando la porta con la motosega, babbo».

– Matteo e Mauro, fate spesso presentazioni assieme, quali reazioni dal pubblico, soprattutto rispetto a due romanzi così sinceri e duri?

Corona Sr: «“Il mondo è bello e feroce”, come il titolo del romanzo di Andrej Platonov. Che il mondo sia bello e feroce la gente lo ha capito da tempo e non ha paura di affrontarlo. Le mie difficoltà e le mie paure di essere umano sono quelle di tutti. La gente si riconosce, perciò si incuriosisce alla letteratura, per quanto dura possa essere».

Corona Jr: «Le fiabe hanno un lato oscuro, osceno. Da bambini non ci facevamo caso. L’uomo corvo non è peggio del lupo che mangia la nonna o la strega che mette nel forno i fratellini. Le persone che ho incontrato finora trovano nella scura fiaba di Vanessa spunti di riflessione. Scatenare emozioni e domande è un regalo incredibile che ricevo dai lettori».

– Avete scritto due libri diversi, ma entrambi foschi, dove la vita presenta sempre conti amari. Quanto conta in questo la montagna ed Erto?

Corona Sr: Tutti siamo figli del posto in cui abbiamo vissuto, tutti siamo figli di ciò che ci è capitato. Come sasso nella corrente è per metà autobiografico, il resto è invenzione. E se avrò la fortuna di vivere abbastanza, sarà anche profetico: agirò esattamente come il protagonista del romanzo».

Corona Jr: La claustrofobia che si respira a Erto mi ha fatto venir voglia di solitudine negli anni dell’infanzia. Stare soli permette di guardarsi dentro, a fondo. Per qualche misterioso motivo è la chiave per comprendere se stessi e gli altri, e poi per scrivere storie».

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