Corona e Capuozzo acclamano Maieron

TOLMEZZO. Luigi Maieron è un artista che ci ha abituato all’eccellenza, un artigiano della musica che cura tutto con precisione maniacale e si prende i suoi tempi. Entrare nel mondo di Luigi è come accedere a un negozio di giocattoli di legno, di articoli fatti a mano, particolarmente apprezzati da chi ha il dono della comprensione assoluta. Ecco perché ti conquista. Ecco perché sa guadagnarsi la fiducia di gente che ha fatto «la storia della musica», come il batterista Ellade Bandini (collaborazioni con Mina, Vinicio Capossela, Francesco Guccini e Fabrizio De André), come Davide Bernasconi che «va di frodo» tra i laghi lombardi in cerca della preziosità delle lingue minoritarie, o come - prima ancora - il veronese Massimo Bubola, firmatario con Faber di perle pregiate quali Hotel Supramonte, Fiume Sand Creek, Rimini, Andrea e altro ancora.
Luigi (Gigi) si vanta poco di questo e va avanti con la sua onestà intellettuale, come se il suo mondo fosse rimasto quello della scuola rurale, dei piccoli comuni rustici dalle parti di Cercivento, coi fedeli compagni di sempre: la mandola di Franco Giordani, la batteria di Elvis Fior, le pive e il contrabbasso di Paolo Manfrin, la fisa del busker Paolo Forte e la chitarra di Alfonso Zanier.
Al Candoni di Tolmezzo, per la presentazione ufficiale di Vino, tabacco e cielo, Maieron chiama accanto a sé anche alcuni ospiti che hanno collaborato alla stesura del nuovo disco: Simone Serafini al contrabbasso, il già citato Ellade Bandini alla batteria e i due “uomini di parola” Toni Capuozzo e Mauro Corona.
È lo scrittore di Erto che introduce - con Paolo Patui - la festa, dopo una battuta che strappa risate: «Per la prima volta in 62 anni indosso una giacchetta: me l’hanno consegnata l’altra sera a Milano e non l’ho piú tolta». Corona ciondola sul palco con finta goffaggine, per poi commentare: «In Lombardia uno come Gigi l’hanno mandato a Sanremo!».
Il concerto presenta dieci delle undici tracce del disco: la title track, Il peso della neve, Argjentina, Done Mari, Cramar-marochin, Cosa senti, I fantasmi di pietra (preceduta da una lettura di Gigi), La cidule, Questa faccia e Trei puemas. Poi, a sorpresa, la mamma Cecilia e il fratello Daniele ricostituiscono assieme a Luigi, per pochi minuti, il Trio Cecilia, quello degli esordi.
Toni Capuozzo intervista in maniera surreale Mauro Corona, mentre Maieron si prepara a concedere ben sei bis: Si vîf, Une primevere, Ognun al bale cun so agne, La neve di Anna (sublime!), Mieli, con l’intervento del “boscaiolo” Johnny Dario e la conclusiva e trascinante Mago Tiraca. Grande serata.
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