Cordenons riscopre la sua storia con santa Francesca Cabrini, la protettrice degli emigranti
La statua si trova in duomo: in programma un evento dedicato ai 60 anni dell’opera di Pierino Sam. Il Ciavedal ha studiato la figura della donna, proclamata beata nel 1938

Una santa tanto vicina quanto sconosciuta ai più: santa Francesca Cabrini. Il Ciavedal, attraverso una ricerca condotta dal presidente Raffaele Cadamuro, dà la giusta riconoscenza e visibilità alla santa rappresentata in una statua posta all’interno della chiesa di Santa Maria Maggiore di Cordenons, voluta dagli emigranti, in particolare Angelina De Piero vedova Cancian.
Inaugurata il 28 novembre 1965 in occasione della Giornata dell’Emigrante, è stata posizionata al posto del vecchio pulpito rimosso nell’immediato secondo dopoguerra e si trova in mezzo alle statue degli apostoli realizzate da Luigi De Paoli. Pur nella notevole visibilità e dimensione dell’opera (è alta 2,10 metri), la santa è pressoché sconosciuta ai cordenonesi e poca nota anche ai fedeli. Per consegnarla al giusto riconoscimento, nell’ambito della rassegna Ascoltare Leggere Crescere promossa da Eventi92 di Pordenone, il Ciavedal propone per lunedì 6 ottobre alle 20.30 nella sala consiliare l’appuntamento “I Santi degli emigrati”, commemorando così i 60 anni dall’inaugurazione della statua di suor Francesca Cabrini, in collaborazione con Comune di Cordenons, Ente Friuli nel Mondo, Efasce.
Interverranno per l’occasione don Fabrizio De Toni, parroco di Santa Maria Maggiore, Erica De Bortolo Mel dell’Università di Udine, Angelo Crosato, già provveditore Musei civici di Pordenone. Modera Raffaele Cadamuro, giornalista e presidente del Ciavedal.
La statua è stata realizzata da Pierino Sam, scultore di fama nazionale ed europea, autore anche delle stazioni della via Crucis della stessa chiesa. È stata realizzata in soli pochi mesi di lavoro, in gesso, cercando di uniformare lo stile a quello delle statue degli apostoli per dare continuità artistica alle pareti della chiesa. «La ricorrenza – spiega Raffaele Cadamuro – è stata sollevata dalla ricerca sugli archivi parrocchiali nell’ambito di una ricerca legata agli emigranti e alle donazioni fatte per realizzare l’asilo, il Monumento ai caduti e la casa di riposo. È così emersa la notizia di questa donazione e la ricorrenza cade proprio quest’anno. Da qui la proposta di una serata in collaborazione anche con la parrocchia collegata alla sagra e inserita nella rassegna Ascoltare leggere Crescere».
Santa Francesca Saverio Cabrini è la patrona degli emigrati. Dal suo arrivo a New York City dall’Italia nel 1889 alla sua morte a Chicago nel 1917, lei e le sue suore lavorarono instancabilmente per servire i migranti italiani nel nuovo mondo, fondando infine 67 istituzioni tra cui orfanotrofi, ospedali, conventi e scuole.
Determinata a rafforzare la fede dei cattolici italiani mentre si assimilavano alla cultura americana prevalentemente protestante, organizzò corsi di educazione religiosa per bambini e adulti. Per le sue iniziative è ritenuta uno dei riferimenti del moderno servizio sociale. Vide nei principi della democrazia americana una via di integrazione e di avanzamento sociale per gli emigrati italiani. Promosse l’emancipazione delle capacità di iniziativa femminile. Nel 1938 fu proclamata beata, nel 1946 santa (la prima della Chiesa cattolica statunitense), nel 1950 “Patrona degli emigranti”.
Riproduzione riservata © Messaggero Veneto