Coppia premiata per uno studio sulle cure primarie

Marco Petean e Diana Cerne, marito e moglie, si sono soffermati sull’integrazione socio-sanitaria

CERVIGNANO. Due giovani infermieri cervignanesi, Marco Petean, 38 anni, e Diana Cerne, 37, in servizio rispettivamente al distretto sanitario di Udine (Aas 4) e all’ospedale di Monfalcone (Aas 2), marito e moglie, entrambi ricercatori su tematiche infermieristiche, hanno vinto un concorso nazionale di ricerca infermieristica, indetto dal collegio Ipasvi di Como in occasione della festa internazionale dell’infermiere.

Qualche giorno fa, Petean e Cerne sono stati premiati dalla presidente nazionale dell’Ipasvi, Barbara Mangiacavalli, e dal presidente del collegio Ipasvi di Como, Oreste Ronchetti, con il primo premio del concorso di ricerca “L’infermiere di famiglia e di comunità: una proposta per lo sviluppo delle cure primarie”. «Ho presentato – spiega Petean – il progetto “L’infermiere di comunità nell’Aas 4 Friuli centrale: progetto di sviluppo delle cure primarie”. L’obiettivo dello studio è stato quello di sviluppare le cure primarie nel territorio di riferimento attraverso l’introduzione di un modello organizzativo tale da favorire l’integrazione socio sanitaria a livello territoriale e distrettuale (infermieristica di comunità) superando i modelli assistenziali di tipo prestazionale a favore di un approccio relazionale. Ho anche predisposto una serie di indicatori di risultato sensibili alle cure infermieristiche domiciliari per valutare la qualità dell’assistenza erogata alla popolazione».

Marco Petean e Diana Cerne, come detto, sono anche ricercatori. «Abbiamo iniziato, nel 2012 – afferma Petean – a pubblicare su riviste scientifiche indicizzate internazionali. Ci siamo occupati soprattutto di progetti di ricerca in ambito pediatrico (mia moglie è infermiera e insegna come docente a contratto all’Università di Trieste nei corsi di ostetricia), delle cure primarie e dello sviluppo organizzativo. Ricevere un premio nazionale è stata sicuramente una bella soddisfazione, che ci ha ripagati dopo tanti anni di lavoro e fatica. L’auspicio è che la ricerca infermieristica regionale tenga in maggiore considerazione chi ha voglia di far crescere e sviluppare il settore. Ci crediamo e pensiamo sia un mezzo per migliorare le pratiche professionali e l’organizzazione infermieristica delle azienda sanitarie». ©RIPRODUZIONE RISERVATA

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