Controlli ai confini, arriva il ministro Piantedosi: vertice con i ministri di Slovenia e Croazia

A Trieste si discuterà dell’attività svolta finora e della possibilità di un’ulteriore proroga della sospensione di Schengen

Francesco Codagnone
Conrolli alle frontiere tra Italia e Slovenia (foto Bruni)
Conrolli alle frontiere tra Italia e Slovenia (foto Bruni)

UDINE. Nei chilometri da un valico all’altro del Friuli Venezia Giulia si incontrano, anche nel giorno di Ognissanti, camionette dei militari e auto delle forze dell’ordine.

Esercito, polizia e finanzieri continuano a presidiare il confine italo-sloveno, in attesa del vertice a tre convocato per la mattinata di giovedì 2 novembre in Prefettura a Trieste tra il ministro dell’Interno Matteo Piantedosi e i suoi omologhi sloveno, Boštjan Poklukar, e croato, Davor Božinović, mirato a «concordare assieme delle modalità di attuazione che possano rendere ponderata la misura» della sospensione del Trattato di Schengen, come annunciato.

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Controlli a un confine tra Italia e Slovenia (foto Lasorte)

Quanto ai temi dell’incontro, nulla è filtrato ma già una settimana fa Piantedosi in una intervista a Il Piccolo aveva annunciato la «volontà di minimizzare l’impatto dei controlli sui frontalieri e in generale su tutti i cittadini dei nostri Paesi che si spostano legittimamente» al di qua e al di là dei confini: nulla da stupirsi dunque se sul tavolo ci saranno le attività finora svolte dalle divise tornate ai confini dei rispettivi Paesi, oltre alla eventuale estensione ulteriore della proroga della misura, possibile fino a sei mesi. Il primo ripristino dei controlli, attivato alle 14 di sabato 21 ottobre, aveva infatti una durata iniziale fissata in dieci giorni previsti dal Regolamento europeo: nei fatti i militari continuano a presidiare la frontiera, e pochi giorni fa il governo di Lubiana ha confermato che i controlli ai confini con Croazia e Ungheria proseguiranno fino al 19 novembre. Dal lato italiano Piantedosi ha già anticipato che «sicuramente non basterà un’attuazione limitata ai primi dieci giorni».

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Indicazioni più precise verranno dunque dal vertice in mattinata: l’esponente dell’esecutivo Meloni alle 10 presenzierà al Comitato per l’ordine e la sicurezza convocato dal prefetto Pietro Signoriello nella sede di piazza Unità; alle 11 incontrerà quindi i ministri dell’Interno sloveno e croato per discutere dell’attuazione di una misura come quella della sospensione di Schengen, che egli stesso ha già definito dover essere «proporzionale e adeguata».

Nella giornata di mercoledì primo novembre, intanto, i controlli intanto continuano: e se la festività di ieri ha frenato l’andirivieni dei transfrontalieri, nei giorni scorsi non è mancato qualche disagio per i circa 10 mila lavoratori che quotidianamente attraversano il confine da Slovenia e Croazia, tra rallentamenti e attese.

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Da qui la preoccupazione dei sindacati interregionali attivi lungo le frontiere, che in questi giorni hanno avanzato la proposta – lanciata anche dal M5S – di una corsia preferenziale proprio per i lavoratori transfrontalieri: anche perché, dichiarava ancora Piantedosi, «è molto probabile» che in Friuli Venezia Giulia ci si debba preparare a un inverno con i controlli al confine.

L’intenzione è dunque di mantenere alta l’attenzione: osservati speciali ai valichi soprattutto camion, automezzi pesanti sui quali spesso i migranti viaggiano nascosti, furgoncini dai vetri oscurati. E ancora auto con targa straniera: alla frontiera si cercano «possibili infiltrazioni terroristiche» tra i passeur nell’ultimo tratto della Rotta balcanica.

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Molto netta la posizione assunta dal ministro croato Andrej Plenković: «Lubiana ha solo seguito la decisione italiana di introdurre i controlli al confine sloveno: si tratta – ha affermato con riferimento ai controlli introdotti fra Slovenia e Croazia – di un segnale all’opinione pubblica e ai cittadini, ma non credo che i controlli potranno prevenire un rischio terroristico o la crescita dell’estremismo».

Per il premier croato, una soluzione più concreta per controllare il flusso dei migranti della Rotta balcanica risiederebbe nel «rafforzare la cooperazione tra le polizie, e cercare di scambiare più informazioni per proteggere i veri confini esterni dell’Ue».

«Oltre a rafforzare i confini greco-turco e bulgaro-turco, è necessario – ha dichiarato Plenković – che la Bosnia-Erzegovina e la Serbia adeguino la loro politica dei visti con quella dell’Ue».

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