Comunità scientifica in lutto per la morte del neurologo Lisotto: "Era un medico eccezionale"

PORDENONE. La scomparsa del neurologo Carlo Lisotto, dirigente di Medicina interna all’ospedale di San Vito al Tagliamento, lascia un grande vuoto nell’intera comunità medico-scientifica pordenonese e non soltanto, ma anche nel cuore di tanti pazienti che, grazie a lui, avevano ricominciato a vivere serenamente dopo aver sconfitto quella patologia subdola e devastante che spesso è l’emicrania. Una malattia, contro cui ha combattuto con tenacia, l’ha sconfitto all’età di 62 anni.
Venerdì 4 febbraio, alle 10.30 nel duomo di Aviano saranno celebrate le esequie di questo dottore speciale, che del rapporto personale e dell’empatia con i pazienti aveva fatto il suo “credo”, un uomo innamorato del proprio lavoro, che svolgeva con intensa passione. «Un medico eccezionale – lo ricorda il collega Giorgio Simon, ex direttore generale dell’Azienda sanitaria –, che alle altissime competenze scientifiche abbinava un’innata capacità di relazionarsi con le persone, cui dedicava volentieri il suo tempo per cercare di risolvere in ogni modo i loro problemi. È stato ideatore e fondatore del Centro cefalee, divenuto un punto di riferimento a livello anche extra-regionale».
Dopo avere lavorato per un periodo a Pordenone e per breve tempo a Portogruaro, verso la fine degli anni 90 Lisotto era approdato a San Vito al Tagliamento, dove aveva costruito passo dopo passo questo centro specializzato, che a pieno regime conta 400 prime visite per anno, alle quali si aggiungono circa 600 visite di controllo. Ma oltre che per la medicina, il dottor Lisotto provava un grande amore per la letteratura e per l’arte, per la pittura.
«Ci conoscevamo – afferma ancora Simon – fin dagli ultimi anni del liceo: lui era appassionato di classici, di latino e greco. Ogni tanto, quando andavo a trovarlo, mi sorprendeva con qualche citazione. Era un uomo estremamente colto, parlava un italiano forbito, perfetto, com’è sempre più raro sentire. Lui amava tutto ciò che era bello, visitava mostre, gli piaceva l’arte. La sua mancanza si farà sentire».
Riproduzione riservata © Messaggero Veneto