Commosso addio al San Giorgio ad Angelo Mazzotta

Una folla commossa e silenziosa ha gremito ieri pomeriggio la chiesa di San Giorgio a Pordenone per l’ultimo saluto ad Angelo Mario Mazzotta, decano dei giornalisti in città. Nato a Codroipo il 24...

Una folla commossa e silenziosa ha gremito ieri pomeriggio la chiesa di San Giorgio a Pordenone per l’ultimo saluto ad Angelo Mario Mazzotta, decano dei giornalisti in città.

Nato a Codroipo il 24 marzo 1930, e dal 1 marzo 1958 iscritto all’Ordine dei giornalisti, fu capocronista del Messaggero Veneto negli anni 60 e poi, nel decennio successivo, passò al Gazzettino. Fu poi direttore del mensile Eventi.

A pronunciare l’omelia è stato monsignor Luciano Padovese. In prima fila i familiari, la moglie e i due figli. Faceva insolitamente caldo ieri pomeriggio, quando la bara in legno con la salma di Mazzotta, sovrastata da decine di rose rosse, ha varcato il portone d’ingresso della chiesa. Si sono riconosciuti, tra i tanti fedeli presenti, i giornalisti della redazione del Gazzettino di Pordenone, i cronisti di varie testate di ieri e di oggi, testimoni di una città che conobbe un grande sviluppo tra gli anni 50 e 70, e di cui inevitabilmente rimane un alone di nostalgia. Da Pier Gaspardo a Fulvio Comin, da Pietro Angelillo a Mario Quaia, nessuno è voluto mancare. E poi i fratelli editori Mario e Sandro Sandrin, tra i politici l’onorevole Giovanni Migliorini, il senatore Mario Fioret, il presidente della Fiera di Pordenone Alvaro Cardin, l’ex presidente della provincia Alberto Rossi, il sindaco Claudio Pedrotti, il consigliere comunale Sergio Bolzonello.

In chiesa c’era anche Enrico De Lorenzo, campione del mondo nel bob a due e bob a 4 a Garmisch, in Germania, nel 1962, nato a Utrecht, in Olanda, ma poi trasferitosi a Pieve di Cadore. Lui e Angelo Mazzotta erano legati da una profonda amicizia.

Dopo il Vangelo, con il passo sulle beatitudini, ha preso la parola monsignor Padovese. «E’ difficile trovare le parole – ha detto commosso – Angelo era anche un amico. La sua dipartita ci ha colpito, anche per la violenza eccessiva del male. Se n’é andato in punta di piedi, come ha vissuto. Aveva uno stile impeccabile, ispirava senza dire». Don Padovese ha poi citato una frase di Sant’Agostino: «Non piangere per la morte che ci ha tolto, ma per la vita che ci ha dato». E ha commentato così un’iniziativa assunta per ricordare Mazzotta. «Mi ha molto commosso il minuto di silenzio che gli ha tributato il consiglio comunale di Pordenone, non me l’aspettavo. Spero venga ricordato per la discrezione, misura, saggezza e rispetto». A chiudere il rito funebre la preghiera degli alpini.

Rosario Padovano

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