Colpevoli di umanità, scatta una petizione online

L’inviato de l’Espresso, Gatti: mi autodenuncio, dare indicazioni o aiuto a chi è in difficoltà non può essere considerato reato. Fra i firmatari dell’appello il presidente di Medici senza frontiere, parlamentari, avvocati e giuristi

UDINE. «Se accogliere e accompagnare alla Caritas i richiedenti asilo è un reato, allora siamo tutti complici. Arrestateci tutti!»

L’appello mobilita parlamentari, giuristi e avvocati in difesa di tre dei volontari dell’associazione “Ospiti in arrivo” indagati con l’accusa di aver accompagnato una trentina di migranti alla Caritas, fornendo loro numero di cellulare e indicazioni su come ottenere lo stato di rifugiato.

L’avviso di conclusione delle indagini preliminari nei confronti di sette persone riporta diverse accuse, ma è stata questa (contestata a tre di loro) a provocare la discesa in campo di tante persone che hanno aderito alla petizione onlin.

A darle forza è stato l’articolo a firma dell’inviato de l’Espresso Fabrizio Gatti che ne illustrava i contenuti, elencandone firmatari come Loris De Filippi, presidente di “Medici senza frontiere”, l’avvocato Alessandra Ballerini difensore di Erri De Luca, l’ex ministro Paolo Ferrero, i parlamentari Giuseppe Civati, Andrea Maestri, Beatrice Brignone, l’europarlamentare Elly Schlein, giuristi come Fulvio Vassallo Paleologo, e poi giornalisti, attivisti e volontari.

Gatti non entra nel merito delle indagini, nè eccepisce sui reati elencati nel capo d’imputazione, fatta eccezione per il capo B, latore di «una pericolosa interpretazione giuridica».

Una vulgata secondo la quale «accompagnare i profughi alla Caritas, fornire loro informazioni e fare in modo che rispettino la legge è reato. La stessa solidarietà diventa reato. L’esercizio della stessa Costituzione si riduce così a un crimine» osserva Gatti.

«Mi sono ritrovato a pensare – aggiunge, raggiunto al telefono – che questo presunto reato contestato ai tre volontari l’ho commesso pure io, mettendo in atto comportamenti auspicati anche dal Papa».

Sulla base di queste considerazioni nasce il post sulla pagina Facebook dell’inviato de l’Espresso che si autodenuncia per aver giurato in occasione del suo arruolamento nell’Esercito «di essere fedele alla Repubblica Italiana, di osservarne la Costituzione e le leggi e di adempiere con disciplina e onore a tutti i doveri del mio Stato per la difesa della Patria e la salvaguardia delle libere istituzioni».

Lo fa anche per aver «professato e divulgato i contenuti della Costituzione nei miei articoli e in pubbliche assemblee», in particolare l'articolo 2 che parla dei diritti inviolabili dell’uomo e il 21, sulla libertà di espressione.

Gatti si dichiara «mandante morale e complice in concorso dei reati contestati dalla Procura in merito al capo B: per aver più volte segnalato a cittadini stranieri, sprovvisti di documenti, strutture di assistenza sanitaria e legale.

Per aver messo loro a disposizione il mio cellulare affinché potessero informare i loro familiari in Eritrea, Somalia, Niger, Nigeria, Mali, Ghana, per citare solo alcuni dei Paesi, sulle loro condizioni di salute all’indomani di naufragi e operazioni di soccorso.

E per aver fornito a cittadini stranieri e anche pubblicato nei miei articoli indicazioni precise su come muoversi in Italia, per quanto concerne il riconoscimento della procedura di rifugiato politico».

E, ammettendo di voler mantenere queste condotte, commenta amaro: «Se passa la linea che aiutare il prossimo può creare problemi con la legge, si invita la gente all’indifferenza».

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