Collezione unica e pezzi da restaurare con almeno 80 euro

CIVIDALE. Ottanta euro sono la base d’asta, chiamiamola così, per l’adozione di un burattino della collezione che animerà il Centro internazionale Vittorio Podrecca – Maria Signorelli, ormai in avanzata fase di allestimento nell’ala più moderna del monastero cividalese di Santa Maria in Valle e prossimo al taglio del nastro.
In realtà, però, la cifra varierà inevitabilmente da unità a unità, a seconda delle dimensioni, della raffinatezza e conseguentemente del valore delle singole creazioni.
Un paio di esempi illustri, allora: «Con una somma di circa 800 euro – stima Giuseppina Volpicelli, erede, con la sorella Maria Letizia, del fondo assemblato dalla madre Maria Signorelli – si potrebbe adottare la marionetta del Drago Alato, inimitabile pezzo del Settecento.
Oppure, con lo stesso importo, un gentiluomo, un nobile in parrucca bianca che veste abiti settecenteschi (autentici): marsina e pantaloni di broccato rosso, jabot di pizzo bianco, calze nella stessa tinta e scarpe nere con fibbia. È un manufatto veneziano e probabilmente rientra nel novero di quelle marionette che Carlo Goldoni vide, da ragazzo, prima di avviare la sua produzione e diventare il celebre drammaturgo che noi tutti conosciamo».
«Anche il Drago Alato di cui parlavo prima – continua –, con cavaliere di cartone, è di origini veneziane. Ricordo che quando, aprendo una scatola, me lo trovai di fronte rimasi a bocca aperta. Di dame e cavalieri ce ne sono davvero tanti, nella nostra collezione e in quelle sparse per il mondo, ma un dragone non l’ho mai trovato...». Bene unico, insomma. «Varrà - ipotizza la Volpicelli - quanto meno 10 mila euro».
Ma le preziosità, nella ricchissima collezione Signorelli (circa tremila elementi), pullulano. Come non citare i tre negretti in abito bianco e rosso, per dirne una. Celeberrime creature di Podrecca. «Oppure - elenca sempre Giuseppina Volpicelli, che sarà a Cividale dal 2 al 6 maggio per definire gli ultimi dettagli del costituendo museo – l’orchestrina: un capolavoro assoluto.
Comprende sette suonatori di jazz, anch’essi dei negretti: il complesso risale agli inizi del Novecento e annovera, tra gli altri, un trombettista e un pianista. Deliziosi. Purtroppo questi omini sono molto, molto rovinati. Lo stazionamento nei bauli non aiuta: piange il cuore, a vederli ridotti così male. Sono una composizione straordinaria, senza eguali; non ho visto cose simili da nessuna parte.
Mia madre era così fiera di possederlo, questo piccolo ensemble». E poi c’è il mondo dei fondali, alcuni realizzati da Vittorio Podrecca e la rimanenza (150, di minima) riconducibili a vari marionettisti italiani. «Davvero un universo – commenta la proprietaria –, dal fascino irresistibile. Uno più bello dell’altro, difficilissimo (se non impossibile) fare una graduatoria. C’è una scena dedicata al Brasile, per esempio: incantevole, con i suoi luccichii».
Nel foltissimo elenco rientra pure un pannello del cosiddetto “ciclo della camorra”, utilizzato come sfondo per le esibizioni dei pupi napoletani: «Una signora alla finestra, un tipo che spara. Decisamente pittoresco».
Per ricostruire le storie di ciascuna di queste opere d’arte Giuseppina Volpicelli ha girato tutta Italia, a caccia di informazioni che le permettessero di attribuire a ogni fondale una precisa funzione. Anche buona parte di tali meraviglie necessita di interventi anti-degrado.
«Speriamo di farcela», auspica il sindaco Stefano Balloch, abbozzando per il futuro il sogno di organizzare una mostra interamente dedicata.
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