Club degli alcolisti si separa dalla Casa dell’Immacolata

Club degli alcolisti “sfrattato” dalla Casa dell’Immacolata: «È opportuno mantenere l’autonomia del percorso terapeutico secondo il pensiero del dottor Hudolin, che voleva club territoriali espressione della comunità di quartiere e non di contesti di cura o assistenza». Il nuovo presidente della Casa dell’Immacolata Paolo Molinari inverte la marcia, chiarendo come per il futuro sia fondamentale scindere le due attività che coabitano sotto lo stesso tetto da più di trent’anni. Da una parte la Casa, fondata da don de Roja per accogliere gli “ultimi”, dall’altra il club, nato sempre per volontà di don Emilio, ma che deve oggi perseguire una propria strada.
Una ventata di novità e di cambiamento che non sono piaciute a responsabile e familiari degli utenti del club, che hanno manifestato preoccupazione per le sorti di una realtà che dal 1986 ha accolto «più di 250 persone di cui la metà è riuscita a uscire dal tunnel e conduce oggi una vita tranquilla e autonoma» e hanno preparato un testo con il quale raccoglieranno le firme per cercare sostegno al gruppo.
Il programma, come si legge nel documento, è nato 32 anni fa, quando il professor Hudolin (ispiratore della filosofia che guida il gruppo) si era presentato a don Emilio. Si era così deciso di affrontare il problema dell’alcol con l’appoggio dello staff di alcologia di Castellerio, operatori di club volontari e altre figure di sostegno in collaborazione con i servizi pubblici del territorio, avviando un progetto per offrire una possibilità di riscatto e un futuro a persone che rientravano a far parte della società e ritrovavano dignità. «Il club è uno dei tasselli fondamentali di cui si compone l’intero percorso riabilitativo – è specificato nel testo –: doveva essere frequentato all’interno della Casa fino a che durava l’accoglienza, per poi essere sostituito da quello più vicino alla nuova abitazione che nel frattempo veniva loro assegnata».
«All’improvviso al cambio di mandato degli amministratori della Casa si rivoluziona tutto – spiega il servitore insegnante Diego Cinello –: uno dopo l’altro sono stati demoliti i punti sui quali si regge il programma e ci è stato comunicato che la seduta del 4 giugno doveva essere l’ultima. La polemica non mi interessa – continua –, ma visto il ruolo che esercito ho il dovere di esprimere il mio parere. Se il percorso per gli alcolisti di Casa dell’Immacolata fosse iniziato da pochi mesi, sarebbe anche ragionevole che qualcuno si ponesse degli interrogativi, magari di tipo metodologico, o legale o di qualsiasi altra natura. Ma ciò che viene messo in discussione funziona da oltre trent’anni e va bene a tutti». Anche i familiari delle persone che frequentano il Club di via Chisimaio esprimono perplessità, soprattutto per la paura che venga a mancare il sostegno: «La Casa è unica nel suo genere, non si può pensare di scindere le due realtà – commenta Giada Beltrame in rappresentanza dei familiari –. È come se cucissero addosso a ognuno un abito a seconda delle esigenze e temiamo saltino queste attenzioni che sono fondamentali per le persone che affrontano un percorso per uscire dall’alcolismo». Diversa, invece, la posizione di Molinari, che precisa come non ci sia alcuna intenzione di cacciare nessuno. «Per il club non ci sarà alcun cambiamento, visto che vive di vita propria – argomenta –: i cambiamenti fanno soffrire, ma l’obiettivo principale è il benessere delle persone che stanno male e sarebbe bene separare il percorso terapeutico di Casa dell’Immacolata rendendolo autonomo rispetto a modalità, tempi e relazioni che le persone possono costruire nel club proprio per offrire luoghi e relazioni diversificate per il benessere degli ospiti». —
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