Club alcolisti sfrattato va a San Domenico e si appella al vescovo

Il club degli alcolisti anonimi cambia sede e si trasferisce in una delle aule della parrocchia di San Domenico. Da qualche settimana gli incontri del gruppo, che prima si tenevano alla Casa dell’Immacolata, hanno trovato ospitalità nei locali a disposizione della chiesa del quartiere, dove don Franco ha accolto il circolo. Nel frattempo, prosegue la raccolta firme avviata dai familiari degli alcolisti anonimi e dal servitore insegnante Diego Cinello, nella speranza che il nuovo direttivo ci ripensi e riaccolga il club all’interno della struttura fondata da don Emilio, ed è nata la pagina Facebook “Casa dell’Immacolata R–esiste”.
Un mese fa era circolata la notizia dello sfratto del gruppo da via Chisimaio, a seguito della decisione da parte del nuovo presidente della Casa dell’Immacolata, Paolo Molinari, di scindere le due realtà: la Casa, fondata da don de Roja per accogliere gli “ultimi”, e il club, nato sempre per volontà di don Emilio, ma che deve oggi seguire una propria strada in autonomia. Ma nonostante le richieste avanzate dai familiari e dalle persone che frequentano le sedute, il club degli alcolisti anonimi, dopo oltre trent’anni, ha dovuto trovarsi un’altra sede.
«Alla fine siamo stati cacciati e abbiamo trovato ospitalità da don Franco, in una delle sale della parrocchia - spiega Elisa Sartori, familiare di una persona che frequenta il gruppo -: anche se noi speriamo di ritornare alla Casa, siamo consapevoli che le possibilità sono poche, ma continuiamo a raccogliere fino al 31 agosto le firme, che hanno già superato quota 250». Per i familiari e gli utenti del club - che di solito conta 25 persone ma arriva anche a 40 partecipanti - il fatto di non riunirsi più nella stessa sede rappresenta una difficoltà: «Le attenzioni sono fondamentali per le persone che affrontano un percorso per uscire dall’alcolismo e la Casa le ha sempre assicurate», aggiunge Sartori.
Preoccupato anche Cinello: «Così com’è ora il club non so quanto potrà durare, in parrocchia possiamo rimanere, ma non è la stessa cosa. Le persone che hanno sempre frequentato il club alla Casa hanno problemi gravi - sottolinea - o si sarebbero rivolti ad altre realtà e proprio per com’era stato concepito, con la presenza degli operatori, funzionava. Speriamo che il vescovo ci ripensi, ma so che sarà dura». —
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