Claudia, l’orafa con bottega a Tarcento che si è fatta conoscere anche in Australia

La vita e il lavoro di un’artigiana friulana che ha studiato al Sello e che sette anni fa ha aperto un laboratorio nel centro collinare

Ha esposto le sue creazioni a Miami, San Pietroburgo e Parigi. I suoi clienti arrivano da tutta Italia. E persino da Sidney. «Sono emigranti che tornano di anno in anno in Friuli e ogni volta fanno tappa anche nel mio negozio». Claudia Melchior, classe 1973, è originaria di Gemona del Friuli, ma trapianta a Tarcento «per passione e per amore», dice.

Nell’ordine: la passione è quella per il suo lavoro – «Mi diverte tanto», precisa –; l’amore è quello per il suo compagno, Gabriele, che le dà una mano in bottega, «ma solo logisticamente», dice lui.

Claudia è un’artigiana, di mestiere fa l’orafa nell’Oreria aperta nel 2011 a Tarcento. «Ho scelto questo nome perché evoca le oreficerie antiche, quelle che si tramandavano di padre in figlio e fornivano un servizio a “tutto tondo”».

Da quando aveva 19 anni il suo mondo è quello dei gioielli. Creati esclusivamente a mano. Prima a bottega, facendo esperienza nel suo paese natale, poi a Tarcento, con escursioni a Tarvisio e pure a Spilimbergo, arrivando infine alla «felicissima» decisione di aprire un negozio tutto suo. «Non potevo fare scelta migliore», sottolinea.

A sentirla raccontare si intuisce subito che la bottega – con tanto di laboratorio a vista, dove la affianca la collaboratrice di sempre, la magnanese Cristiana Muzzolini –, è di fatto il suo ambiente naturale. Quello in cui può dar sfogo a tutta la sua fantasia e inventiva. Quello in cui il suo estro si unisce al desiderio del cliente. «Capita che il gioiello si progetti assieme», spiega.

Lei – dall’innata capacità di mettere a proprio agio chi ha di fronte –, prima di tutto ascolta chi entra in bottega. «Cerco di capire quali sono i sentimenti che un ciondolo, una collana, un bracciale o un anello dovrà rappresentare». Solo dopo fa il bozzetto. E spesso anche il prototipo. E in ogni creazione – commissionata – c’è inevitabilmente un pezzetto di se stessa.

Che diventa «tutta» se stessa in ciò che nasce dalla sua creatività. E che il più delle volte non fa in tempo a mettere in vetrina – che sia quella fisica o quella virtuale, cioè la pagina Facebook attraverso la quale vende in tutta Italia e in molte parti d’Europa –, che viene subito venduto o prenotato (persino dalla Namibia).

La strada verso i gioielli Claudia l’ha intrapresa fin da ragazzina. Anche se dopo le medie, svela, per poco non è finita al liceo scientifico a due passi da casa. «Abitando a Gemona – ricorda sorridendo – sembrava la scelta più ovvia». Ma solo l’idea di passare tante ore sui libri l’ha fatta desistere. Lei, infatti, è sempre stata attratta dal fare con le mani. E, fortunatamente, dice, «i miei genitori, col supporto di nonna Anna, mi hanno sempre incoraggiato».

«Da loro tre ho imparato a fare di tutto: dall’orto all’accudire galline e conigli, dal cucito alla cucina. I krapfen ancora oggi sono il mio orgoglio». Quel fare con le mani ha avuto dunque il sopravvento, deviando la scelta del percorso scolastico verso l’istituto Sello. «È stato allora che mi si è aperto un mondo», ricorda sorridendo. Che non ha più abbandonato. Subito dopo il diploma trovare lavoro non è stato difficile. «Sono stati anni in cui ho imparato molto. Con gli occhi, osservando gli altri».

E molto lo ha appreso anche frequentando corsi su corsi. Specializzandosi nell’analisi e identificazione specifica di perle, diamanti e gemme di ogni tipo. Ha avuto anche l’occasione di volare in Madagascar: «Mi interessava capire se potevo acquistare le pietre in loco, direttamente dalla miniera di estrazione». Sì, perché la qualità, al numero 14 della centralissima via Roma, è di casa.

Le sue creazioni – realizzate solo con i materiali più nobili e le pietre più preziose – non sono mai una uguale all’altra. E chi entra in bottega sa che ne uscirà con quello che desidera. O già realizzato. O da inventare insieme a Claudia che ci mette tutta la passione possibile per dare forma ai sentimenti. Che siano suoi o degli altri. «Sono fortunata: faccio il lavoro che mi piace divertendomi davvero tanto».

E tanto si diverte – grazie a quella capacità di comunicazione che le viene così naturale –, anche a realizzare eventi. Quelli che intrecciano il suo lavoro con le esperienze più diverse. Dai laboratori per i bimbi delle scuole alle mostre con artisti locali. Fino alle visite guidate in bottega. Richiestissime. «Non si può più aspettare che il cliente entri in negozio – riflette –; al giorno d’oggi lo devi andare a cercare tu, anche dedicando tempo ad illustrare quello che sai fare». Un approccio che a quanto pare viene particolarmente apprezzato.

Tanto che Claudia – che fa parte del progetto fotografico «Dentro le botteghe, oltre i mestieri» ideato da Antonella Oliana e Angelo Salvin (presente anche su Facebook) – è oggi ricercatissima da chi la vuole coinvolgere in nuovi progetti. E lei – pozzo inesauribile di idee abbinate ad una contagiosa simpatia e alla capacità di dare materia alle emozioni – è sempre pronta a dire sì. Come ha fatto con il poliedrico artista tarcentino Carlo Vidoni.

Lui, accanto alle sue sculture ha voluto i gioielli di Claudia per la mostra «Erosioni» appena esposta a Firenze, a due passi dalla Cattedrale di Santa Maria del Fiore. Ma è solo uno dei tanti progetti che l’orafa ha firmato con le sue creazioni.

In questi giorni è già pronta a tuffarsi in nuove avventure. Traendo ispirazione, ad esempio, anche da ciò che accade in paese. Come l’imminente Festival dei Cuori, la rassegna folcloristica che richiama a Tarcento danzerini da tutto il mondo.

«Ho già in mente cosa creare per l’occasione», anticipa. «Saranno di certo cuori in oro e argento – svela –, senza dimenticare che siamo in estate e, quindi, sto disegnando una linea che ne ricordi gli aspetti più caratteristici». E, assicura, non mancheranno i «suoi» cavallucci marini e gli originali coralli rossi. E mentre si racconta e racconta del suo mondo è facile intuire che l’incontenibile entusiasmo che oggi dà il ritmo alla sua bottega è lo stesso di quando, per la prima volta, ragazzina, ha varcato la porta del Sello.


 

Riproduzione riservata © Messaggero Veneto