Cinque orsi scorrazzano sul Gran Monte

NIMIS. Sapere genericamente che nei boschi che frequenti con assiduità possono esserci gli orsi non è certo come averne la prova concreta, visibile e indiscutibile.Vedere, poi, questa prova reiterarsi nel tempo e arricchirsi continuamente di elementi nuovi, è un fatto che mette anche nella persona più ardimentosa una strana inquietudine.
Perché si ha un bel dire che l’orso non aggredisce gli umani e cerca di evitarli il più possibile, ma il fatto è che gli umani – nella moderna e urbanizzata Europa occidentale – da secoli +senza dei grandi predatori e l’idea che vi sia la possibilità, remota ma pur sempre esistente, che determinate circostanze li trasformino da predatori a prede, li trova psicologicamente impreparati.
Ecco dunque che i cacciatori della Riserva di caccia di Monteaperta, nata nel 2010 per “gemmazione” dall’originaria Riserva di Taipana, si sono venuti improvvisamente a trovare esattamente nella situazione sopra descritta.
Gli orsi frequentano ormai abitualmente i circa 2.000 ettari del territorio di pertinenza della Riserva, costituito dalla bellissima montagna chiamata Gran Monte, balconata stupenda sulla pianura friulana, che fa parte dei primissimi contrafforti delle Prealpi Giulie.
Il primo contatto
Quello che gli ufologi chiamerebbero “incontro ravvicinato di terzo tipo” è avvenuto nel 2010 quando Antonella Bozzato, prima direttrice della Riserva di Monteaperta appena costituita, mentre era a caccia sul far della sera, si trovò di fronte un grosso orso intento a mangiare con gusto le mele sparse sul terreno per attirare i cervi.
Il plantigrado non si accorse della presenza della cacciatrice e per un buon paio d’ore le girò attorno facendo i fatti propri, mentre lei se ne stava acquattata dietro ad un grosso faggio.
Esperienza emozionante, per certi versi esaltante, ma non priva di qualche apprensione tanto più che, nel frattempo, l’oscurità era scesa e per Antonella Bozzato si trattava di riguadagnare, con una discesa al buio sulla pista forestale, la sicurezza dell’abitacolo dell’automobile.
E’ stato, però, il 2013 l’anno cruciale per la presenza dei plantigradi, tanto da poter essere chiamato “l’anno degli orsi”.I cacciatori di Monteaperta sono ragionevolmente certi che ve ne siano stati almeno quattro e forse addirittura cinque.Cosa che ha fatto sicuramente del Gran Monte la zona, per così dire, più... “orsòsa” d’Italia, in rapporto al territorio.
Le trappole fotografiche
Chiave di volta del monitoraggio capillare che ha consentito i rilevamenti è stata la diffusione di uno strumento moderno ed insostituibile: la trappola fotografica.
Si tratta di dispositivo che abbina un sensore di movimento ad una macchina fotografica digitale con illuminatore notturno all’infrarosso.
Quando davanti alla trappola fotografica passa un essere vivente, immediatamente il meccanismo spara scatti singoli, raffiche di tre scatti, oppure una ripresa televisiva di durata a scelta dell’utente.
Uno strumento davvero insostituibile per censire la fauna selvatica e che costituisce una vera e propria rivoluzione nel settore.
Una sorta di “grande fratello forestale”, come è stato suggestivamente chiamato, operativo 24 ore su 24, che richiede solamente visite periodiche per vedere, nella Sd Card, cos’è caduto nella trappola.
Le sorprese sono clamorose perché da questa sorveglianza continua attuata da diversi cacciatori di Monteaperta emerge tutto un mondo animale che altrimenti resterebbe ignoto, essendo per sua natura elusivo e spesso notturno.
Tante le specie immortalate
Così è stato possibile ottenere svariate centinaia di foto di caprioli, camosci, cervi, cinghiali, volpi, tassi, gatti selvatici, orsi appunto e, in buona sostanza, tutto ciò che circola nei nostri boschi all’insaputa degli “animali umani”.Diverse, come detto, le foto degli orsi la cui analisi ha permesso, appunto, di capire che ne sono giunti almeno quattro e, probabilmente, cinque.
Uno di questi orsi è stato catturato con una trappola a scatto vera e propria allestita dagli studiosi dell’Università di Udine, che l’hanno narcotizzato, munito di un radiocollare ed infine liberato.Questo esemplare, di modeste dimensioni, si è subito diretto a Nord per sconfinare infine in Austria.
Un secondo orso, pure non molto grande, frequenta soprattutto il versante Sud del Gran Monte saccheggiando i distributori di mais destinati ai cinghiali e causando più di qualche danno.
Sul versante Nord, che dà sull’Alta Valle del Torre, vivono invece stabilmente due esemplari di grandi dimensioni, di peso sicuramente superiore a due quintali.
Una delle trappole fotografiche ha avuto addirittura la fortuna di riprenderli assieme, mentre si cibano sotto uno dei distributori automatici di mais.
Animali di grandissima intelligenza
Gli orsi, animali molto intellgenti, non hanno tardato a scoprire che il granturco che trovano in terra giunge dal bidone sospeso a un cavo teso fra un albero e l’altro e vari sono stati i loro tentativi per raggiungere la fonte del nutrimento.Talvolta ci sono riusciti, arrampicandosi sugli alberi e distruggendo il bidone e il meccanismo di distribuzione per impadronirsi del contenuto.
Marco Buzziolo
©RIPRODUZIONE RISERVATA
Riproduzione riservata © Messaggero Veneto