Cimeli fin dal Risorgimento nel museo militare privato

CAMINO AL TAGLIAMENTO. Trovati in vecchie soffitte. O in cima a un ghiacciaio. Ma anche tra gli oggetti in vendita ai mercatini dell’usato o durante le escursioni nel territorio teatro dei due conflitti mondiali.
Oppure donati da chi conosceva la sua passione per la storia. Già, perché la passione di Giuseppe Zamparini è quella di una vita. Così grande da averlo portato, nel 1992, a costruire un capannone e ad adibirlo a museo privato militare dove poter ospitare migliaia di cimeli. Lo incontriamo nel borgo di Pieve di Rosa, a Camino al Tagliamento. E subito inizia un viaggio nel passato. Dal Risorgimento fino alla Seconda guerra mondale.
«Ogni sabato e domenica per anni sono andato ai mercatini a recuperare qualcosa – racconta –, poi ho sempre amato andare in montagna a camminare. Ecco vede, quella è una maglia indossata da un soldato italiano durante la Grande guerra con inciso sul bottone un nome di donna. L’ho trovata tutta appallottolata dentro al ghiaccio. Inizialmente riponevo tutto il materiale in quella casa, vicino al capannone, dove sono nato 70 anni fa, ma avevo riempito garage e cantine, così è stato necessario costruire un capannone; ora, però, me ne servirebbe un altro».

Descrive ogni oggetto ritrovato, vetrina dopo vetrina. E il suo entusiasmo lo si coglie in ogni parola. Ecco, dello stesso periodo, gavette, ramponi, proiettili, scarponi di un soldato austriaco, un accendino americano del 1915, un porta-rosario, lanterne da trincea, una scatola in corno per tabacco, borracce e boccette varie, medaglie, divise di soldati, baionette, cassette con caricatori per mitragliatrici, bombe a mano, sciabole da cavalleria e un telefono da campo americano usato anche da italiani.
Ma non solo, esposti ci sono anche un cucchiaino austriaco colpito da un proiettile italiano calibro 6.5 e un dente trovato fra le linee italiane e austriache; e poi bottoni, apriscatole, schegge di granate italiane.
Il viaggio continua tra i reperti della Seconda guerra mondiale. Ma ci sono anche un coltello tascabile del 1879 e sciabole delle divise storiche dei garibaldini. «Ho trovato molti oggetti anche nel nostro territorio – continua Giuseppe, 27 anni di lavoro alla Mangiarotti di Codroipo –, questi fucili M 91 dopo una piena sotto al Ponte del Tagliamento e questi due fucili Vetterli nelle campagne attorno a Codroipo. La mia passione è nata inizialmente per le armi storiche e poi si è ampliata. Guardi tutti i documenti trovati nei mercatini, le lettere, le foto, i quaderni. È un patrimonio che altrimenti andrebbe disperso e questo non lo posso permettere. Quando trovo qualcosa è sempre un’emozione unica».

All’esterno mine marine, bombe aeree tedesche e americane, cannoni e cupole di carri armati Sherman. Una passione che è stata trasmessa al figlio Roberto. «Le mie giornate libere le trascorro ancora alla ricerca di cimeli e altre testimonianze – conclude guardando il suo capannone –. Nella storia ci sono le nostre radici ed è bello conservarle e valorizzarle. Sono contento quando vengono qui in visita gli studenti delle scuole e mi rivolgono tante domande. Loro sono il nostro futuro, ma è giusto che conoscano il passato».
Il sogno? «Perché no, un secondo capannone magari», confida sorridendo.
©RIPRODUZIONE RISERVATA
Riproduzione riservata © Messaggero Veneto