«Ci hai arricchito, ti abbiamo voluto bene»

Ciao, Sara. Che saluto banale, vero? Ma voglio salutarti così, come se ci fossimo lasciati da poco per rivederci presto da qualche parte, in una birreria, a una conferenza, per strada mentre...

Ciao, Sara. Che saluto banale, vero? Ma voglio salutarti così, come se ci fossimo lasciati da poco per rivederci presto da qualche parte, in una birreria, a una conferenza, per strada mentre passeggiamo. Voglio pensare che, là dove ti trovi adesso - e sarà un bel luogo perché te lo sei meritato - attendi di rivedere me e i tanti altri tuoi amici da un momento all’altro per una bella chiacchierata, tenendo banco, tu, con quell’ironia tanto simpatica e apparentemente ingenua che faceva parte del tuo fascino, amica cara. Perché tu eri così: intelligente, disponibile, brava nello scrivere e nel parlare, sempre attenta a lasciare una piccola impronta della tua personalità ogni volta che potevi, o dovevi, esprimere un giudizio, un apprezzamento un consiglio.

Cara Saretta, oggi il dolore è forte, e scrivere queste righe non lo attenua. Ma chi è abituato a mettere nero su bianco le proprie idee, la propria visione dei fatti, può ben illudersi di parlarti davvero. Un’illusione. O no? Perché non si può pensare che tu stia leggendo, stia ascoltando ciò che detta il cuore? Frasi forse patetiche, ma bisogna lasciarsi andare, ogni tanto: se restiamo sempre ancorati alla realtà evidente, se non lasciamo fuggire in avanti la fantasia e il sentimento, ci resta soltanto l’aridità di un’esistenza fatta di cifre, date, scadenze, traguardi ardui e incerti. Allora, Sara, un bacio, un abbraccio per dirti che ti ho - e ti abbiamo - voluto bene, che non ci hai mai delusi, che siamo stati bene con te e conoscerti e frequentarti ci ha arricchiti.

Fabrizio Ferrari

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