Chiede la separazione dal marito per violenza ma deve mantenerlo

Lui è indigente e il giudice ha stabilito un assegno da 500 euro

Maria Elena Pattaro
L’interno del tribunale di Trieste
L’interno del tribunale di Trieste

Si stanno separando dopo più di trent’anni di matrimonio. Lui è anche a processo per maltrattamenti in famiglia e stalking. E nel frattempo la moglie deve mantenerlo, versandogli un assegno mensile da 500 euro perché il coniuge risulta nullatenente e indigente.

È una situazione che alla diretta interessata sembra paradossale: sostenere economicamente il marito, che lei stessa ha denunciato per le presunte violenze subìte. Al centro della vicenda c’è una coppia di anziani, quasi alla soglia degli 80 anni. Un anno fa la signora ha deciso di mettere fine a quel matrimonio fatto – a suo dire – di continue vessazioni psicologiche. Ha chiesto dunque la separazione giudiziale, affidandosi per l’assistenza legale all’avvocata Giovanna Augusta de’ Manzano (assieme al collega Emanuele Izzotti). A fare le spese della sopraffazione, oltre a lei, sarebbero stati anche i figli.

Così la donna, parallelamente alla causa di separazione giudiziale, ha presentato anche una querela per maltrattamenti in famiglia, da cui è scaturito un processo penale in cui sia lei che i figli si sono costituiti parte civile. Le condotte contestate dalla Procura fanno riferimento a presunti comportamenti denigratori da parte del marito, che avrebbe ripetutamente svilito la moglie dandole della “madre incapace” e della “scema”. Oltre a rinfacciarle la propria superiorità intellettuale e culturale. Anche nei confronti dei figli avrebbe agito sopraffazione e violenza psicologica, stando alle contestazioni del pubblico ministero. L’istruttoria penale è ancora in corso.

Intanto sul fronte civilistico il giudice ha disposto un assegno di mantenimento per il marito. Alla fine del 2024, l’anziano era stato allontanato dalla casa coniugale con la forza pubblica. Così aveva deciso il giudice civile dopo aver sentito la coniuge. La moglie aveva chiesto l’addebito, ritenendo che la colpa del naufragio delle nozze fosse da attribuire al marito a causa di comportamenti gravi e contrari ai doveri coniugali, tra cui le violenze. Con tutte le conseguenze che questo comporta, compresa la perdita del diritto all’assegno di mantenimento. Ma proprio su questo punto il giudice ha disposto invece che la moglie versi un assegno al marito. La decisione è arrivata al termine di accertamenti patrimoniali condotti dalla Guardia di finanza, da cui l’uomo è risultato nullatenente e indigente.

«Oltre al danno la beffa» commenta l’avvocata de’ Manzano, che ha presentato un reclamo in Corte d’Appello, chiedendo la sospensione di tale provvedimento. Non solo. Il legale ha sollevato anche la questione di legittimità costituzionale. «Vi è una grave lacuna del sistema giuridico – afferma de’ Manzano – se una vittima di violenza viene obbligata a versare somme a favore di chi ha agito quella violenza. Lì dove i maltrattamenti sono già stati in qualche modo accertati, tanto che un giudice civile è già intervenuto a tutela della vittima allontanando da casa il presunto maltrattante».

Di tutt’altro avviso è il legale del marito, l’avvocata Lara Lakic. «L’allontanamento è stato disposto sì, ma sulla base della sola testimonianza della signora, senza che il coniuge si fosse avvalso del diritto alla difesa – precisa il legale –. Il mio assistito ha sempre sconfessato la ricostruzione fatta dalla coniuge. E respinge le accuse, sostenendo che normali conflitti di coppia sono stati presentati come maltrattamenti. Il procedimento penale è soltanto all’inizio e in quella sede contiamo di dimostrare la sua totale estraneità alle contestazioni».

Quanto all’assegno di mantenimento, l’anziano ritiene di averne diritto visto che era la moglie a lavorare, mentre lui si occupava della famiglia «e infatti – prosegue il suo legale – ora si trova in un vero e proprio stato di bisogno e sopravvive grazie a un centro di assistenza. Il giudice civile è sceso nel merito della questione e con una decisione equilibrata ha ritenuto che il marito abbia diritto a percepire un contributo di mantenimento». —

 

Riproduzione riservata © Messaggero Veneto