Centro deserto e posti di blocco La “resistenza” di bar e ristoranti

Il risveglio di Pordenone in zona rossa è proprio come te l’aspetti: il cuore della città è una via desolata, il parcheggio Marcolin è mezzo vuoto, negozi e bar sono aperti a macchia di leopardo, i primi solo per i prodotti considerati indispensabili, i secondi con l’asporto per chi ha deciso di provarci. A vegliare sulla correttezza degli spostamenti ci sono le forze dell’ordine che hanno istituito posti di blocco nei punti di maggiore afflusso. Concesse le uscite per attività sportive o camminate vicino casa oppure per fare la spesa, con la presa d’assalto dei supermercati.
Poche persone a passeggio, sedie e tavoli accatastati, vetrine serrate: il centro città appariva desolato per la zona rossa, incentivato anche dal lunedì che è sempre una giornata più fiacca. «Lunedì è una giornata particolare, di movimento ce n’è sempre poco – spiega Alberto Bolzonello del negozio di alimentari – ma già si avverte la malinconia dei prossimi giorni. Sarà una Pasqua in sordina, anche se ritengo che l’anno scorso fosse peggio perché la chiusura era totale». Aperte anche le librerie. «In questo lunedì c’è un terzo della gente rispetto a un lunedì normale – constata Laura Dalla Flora della libreria Giunti –. Fino alla zona arancione abbiamo lavorato molto, la gente ha fatto scorta di letture».
Non tutti hanno tenuto aperto, ma chi ha lavorato non si è pentito. Al Portorico c’è stata meno gente di un lunedì normale, ma i lavoratori degli uffici si sono visti per caffè e pranzo. Hanno servito più pranzi rispetto al solito alla Bottega del Caffè Dersut. «Con altri bar chiusi, ho lavorato per i pranzi più del previsto – spiega la titolare Anna Maria Benet –. Io resisto e offro il servizio, se fossi chiusa lavorerei zero». In un angolo del bar la figlia fa lezione a distanza. «La porto con me, ha otto anni e non ho altro modo», afferma. Il bar Municipio fa l’asporto per quei pochi che non sono in smart working. «Siamo qua per fornire un servizio e anche perché gli indennizzi non arrivano», sottolinea Alessandro Lisotti. «Diamo un servizio per fidelizzare la clientela e aiutare chi lavora: noi abbiamo il Bronx a due passi e lì sono tanti in ufficio – spiega Matteo Bozzer dell’Arbat –. Apriamo mezza giornata, fino alle 15, perché dopo non c’è nessuno».
«Ho lavorato come in zona arancione – afferma Matteo Cesarato del Caffè Cristallo –. Siamo in mezzo a uffici e chi va al lavoro deve pranzare, quindi forniamo un servizio dalle 8 alle 14.30 per il caffè, la colazione e il pranzo». Fornisce anche il servizio mensa per chi si sposta per lavoro la Vermuteria di Vanessa Mastromarino, in via Roveredo a Pordenone. «In particolare, chi lavora nell’edilizia e negli autotrasporti non può mangiare in mezzo a una strada, quindi forniamo la mensa – spiega –. Lavorare in queste condizioni non è facile, ma garantisco un servizio. La gran parte della gente pensa che in zona rossa siamo chiusi, invece possiamo lavorare per asporto».
Puntuali i controlli delle forze dell’ordine che hanno verificato gli spostamenti soprattutto lungo le strade di grande scorrimento, quale la Pordenone-Oderzo. Runner e ciclisti possono muoversi per l’attività sportiva, la passeggiata invece si deve fare nelle adiacenze di casa. Anche i supermercati sono stati presi d’assalto: fare la spesa è considerato uno spostamento consentito e necessario in zona rossa. Diversi i negozi che possono aprire, anche se costretti a sbarrare alcune corsie: così è stato per la Sme o per l’Ovs. —
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