Cene elettorali, Colautti va a processo

UDINE. Trasferte non motivate, cene spesso costose infilate tra le iniziative di divulgazione, molte consumazioni con cittadini incontrati occasionalmente. Il procuratore regionale della Corte dei conti, Maurizio Zappatori, ha deciso di mandare a processo (procedimento civile) l’attuale capogruppo del Pdl Alessandro Colautti. L’accusa è di aver procurato, per colpa grave, un danno alle casse della Regione di 12 mila 751 euro, ottenendo rimborsi illegittimi dal gruppo nella scorsa legislatura. Colautti è invece uscito dalla parallela inchiesta per peculato della Procura di Trieste, condotta dal pm Federico Frezza che ha chiesto l’archiviazione. «Non c’è una voce fuori dal perimetro del regolamento. Mi difenderò in tribunale», è il primo commento del pidiellino.
Nei chiarimenti forniti al magistrato contabile Colautti sostiene di aver speso 7 mila e 700 euro per iniziative di divulgazione dell’attività. Ma Zappatori evidenzia che tra quelli scontrini ci sono pranzi e consumazioni al bar, spesso per importi elevati. Come i 720 euro pagati per 24 persone in un agriturismo a Buttrio il 30 dicembre 2010. O i 561 euro in un ristorante di Udine il 18 luglio 2011 per 33 menù.
Come nelle contestazioni ad altri consiglieri Zappatori ritiene che quelli e altri appuntamenti a tavola fossero incontri conviviali per gratificare e animare elettori e simpatizzanti per consolidare nel tempo il loro sostegno elettorale. Il pidiellino ha invece indicato 4 mila e 219 euro alla voce “spese di rappresentanza”. Ma il procuratore regionale riferisce di scontrini di bar, gelaterie, panifici, negozi di vini e liquori, ristoranti, che Colautti non ha motivato nei dettagli. Zappatori respinge quindi l’ipotesi di spese di rappresentanza e parla invece di rapporti estemporanei e occasionali con cittadini.
Altri 583 euro vengono imputati da Colautti per trasferte, ad esempio a Roma, fatte nell’interesse del gruppo. Ma il pidiellino non ha dettagliato ragioni e circostanze e Zappatori ha respinto. Gli ultimi 245 euro sono stati spesi in cancelleria e beni strumentali, come un caricabatterie per cellulare. Zappatori ha rigettato anche quelle motivazioni, sostenendo che mancassero di ragioni specifiche.
«Nell’inchiesta della Corte dei conti – afferma Colautti – ci sono tre posizioni diverse. La prima si basa sulla certezza del diritto, sostiene che i gruppi sono associazioni private e contesta i rilievi. La seconda è quella che ha portato alcuni colleghi a farsi sentire dal magistrato e a negoziare la chiusura delle indagini. La terza è quella adottata dal collega pidiellino Massimo Blasoni che si è visto recapitare la citazione a processo e ha chiuso il caso pagando. Ritengo di non aver effettuato una spesa fuori dal regolamento – conclude Colautti – e mi difenderò in tribunale. E se sarò condannato, pagherò».
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