Celle solo per i gay, divampa la polemica

GORIZIA. Il carcere di Gorizia apre un’area protetta destinata in maniera esclusiva ai detenuti dichiaratamente omosessuali. Un “circuito” - come viene definito nel gergo delle forze dell’ordine - che attualmente ospita tre detenuti, tra cui Cleto Daniel Tolpeit, il quarantacinquenne che lo scorso gennaio ha ucciso la madre di 86 anni con una trentina di coltellate a Brunico.
La decisione di attivare la sezione dedicata ai reclusi gay ha scatenato reazioni contrastanti, sia tra le associazioni Lgbt che tra le istituzioni che tutelano i diritti dei detenuti.
Nelle scorse settimane il caso è approdato anche in commissione regionale Welfare, con l’audizione di Pino Roveredo, che da alcuni anni ricopre proprio l’incarico di garante regionale dei diritti delle persone in stato di detenzione.
La struttura protetta
La sezione è stata attivata a metà agosto su indicazione del Provveditorato dell’amministrazione penitenziaria del Triveneto, che ha competenza sulle carceri di Friuli Venezia Giulia, Veneto e Trentino Alto Adige. Il circuito dedicato agli omosessuali è l’unica struttura nel suo genere aperta nel territorio della circoscrizione ed è tra le poche attive in Italia. A Belluno è invece in funzione una sezione destinata in maniera specifica ai detenuti transessuali.
Il primo detenuto gay ha varcato la soglia della cella ricavata al primo piano dell’istituto di pena di via Barzellini lo scorso agosto, seguito da altri tre arrivi: uno degli ospiti, nel frattempo, ha lasciato la struttura circondariale a gennaio, dopo la concessione degli arresti domiciliari. Un mese dopo, la nuova sezione ha accolto il citato Tolpeit, destinato al carcere di Gorizia dopo aver dichiarato la propria omosessualità.
Gli spazi riservati ai detenuti gay si trovano al primo piano del penitenziario del capoluogo isontino, «nell’ala appena ristrutturata», come specificato da Alberto Quagliotto, che in queste settimane sostituisce alla guida del carcere la direttrice Irene Iannucci.
L’area si estende su una superficie di 63 metri quadri, con due stanze e un bagno: sono state ricavate una zona giorno, con angolo cottura e tavoli, e una zona notte, attrezzata con tre letti.
Le problematiche, tuttavia, non mancano: a causa della mancanza di personale e dell’isolamento dell’ala ristrutturata rispetto al resto dell’immobile che ospita il penitenziario, i tre detenuti ospitati nella sezione protetta non possono prendere parte alle attività di rieducazione previste.
La posizione dell’Arcigay
«Garantire il benessere della popolazione carceraria dichiaratamente omosessuale è un dovere. Ma non è possibile realizzare un’iniziativa del genere in queste condizioni, in piena carenza di personale e in strutture non adeguate», commenta il presidente di Arcigay Friuli, Nacho Quintana Vergara.
«Di per sè l’istituzione della sezione protetta costituisce un passo avanti nella tutela dei diritti degli omosessuali, ma è evidente che la misura risulta inefficace se non viene garantita ai detenuti la fruizione alle attività rieducative».
Secondo Quintana Vergara, «i carcerati omosessuali sono più esposti a casi di violenza e pochissimi sono quelli che decidono di dichiararsi, proprio per evitare ritorsioni e atti persecutori».
Secondo quanto riferito dall’esponente dell’associazione che tutela i diritti degli omosessuali, «nei penitenziari della regione non si sono registrati casi estremi di discriminazione, ma in altre situazioni le angherie subite hanno portato i detenuti gay anche a tentare il suicidio».
Difficoltà di gestione
L’istituzione della nuova sezione ha causato grattacapi anche al personale e alla Polizia penitenziaria, costretta a fare i salti mortali per garantire il controllo costante dell’area distaccata ricavata per accogliere i detenuti omosessuali.
La ridistribuzione dei turni ha cancellato in molti casi ferie e permessi per gli agenti: attualmente risultano in servizio quaranta poliziotti, a fronte dei 43 previsti dalla pianta organica. Ma soltanto 28 agenti risultano effettivamente in servizio, a causa di assenze a vario titolo.
Personale ausiliario, Polizia penitenziaria e detenuti attendono ora il completamento dei lavori nella struttura di via Barzellini, ancora alle prese con problematiche che saranno superate soltanto quando partirà il secondo lotto dell’intervento di ristrutturazione.
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