Cava bloccata da tre anni per un cavillo burocratico

MANZANO. Una cava bloccata da tre anni per un cavillo burocratico. Accade anche questo a Manzano, in questi giorni nell’occhio del ciclone per una kafkiana lungaggine degli uffici comunali che ha portato alla chiusura della piscina. Ed è ancora la “malaburocrazia” la protagonista di un’altra vicenda, altrettanto spiacevole per una comunità già in sofferenza.
Estrazione ghiaia, recupero materiali inerti e demolizione: questa l’attività che Loris Visintini aveva avviato, facendo investimenti importanti, acquistando la cava e i mezzi per l’estrazione e la lavorazione di terra, ghiaia, ghiaino e sabbia riciclata. Il sito è un vero gioiellino, riferisce l’imprenditore: tutto nella norma, curato, insomma fatto a regola d'arte.
Ma Visintini non può lavorare come vorrebbe: manca una carta, anzi una banale frase, da aggiungere a una dicitura in un documento. «Nel piano regolatore - spiega l’imprenditore - bisogna inserire, oltre alla frase “lavorazione inerti e ghiaia”, anche la parola “demolizione”. Senza questo passaggio io sono bloccato». In altre parole, ha una cava che non può usare e deve limitarsi a lavorare materiale altrui, parcheggiando a tempo indeterminato mezzi, come la pala gommata, che gli sono costati anche 150 mila euro. Eppure, fino a tre anni tutto procedeva a gonfie vele; con lui c’erano anche tre operai e gli affari andavano benone. «Poi la Provincia mi richiede un documento - racconta - e da lì l’alt. A darmi la liberatoria richiesta, infatti, doveva essere il Comune, e invece da allora tutto è fermo negli uffici del municipio». Risultato: fatturato diminuito del 70% e 2 operai a casa. Un grosso dispiacere per Visintini, che ha preso in mano l’attività di cavatore di suo padre, oggi 90 enne, vendendo in tempi d’oro l’impianto di San Nicolò per concentrare le forze nel sito di Manzano. »Ogni giorno viene qui gente con materiale da demolire e io devo dire di no - dice -. Le ditte mi chiamano per il recupero degli inerti, però posso lavorare solo materiale acquistato che poi rivendo». Dalla cava, quindi, non può uscire nulla.
Altri siti simili, però, nei Comuni vicini lavorano senza problemi e l’imprenditore non se ne fa ragione: «Perché qui no?». Intanto Visintini non è rimasto con le mani in mano, ha abbellito la cava recintandola e piantando ulivi nell’area che la circonda; intorno ci sono le vigne e il bosc, e una bella pista ciclopedonale. «Tutto è in ordine e ben tenuto - ribadisce -, ma c’è un inghippo che non mi consente di lavorare e di dare occupazione ai miei operai, e non si capisce quale. Finora solo tante inutili promesse».
Rosalba Tello
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